Blog della URJ di questa settimana: D'VAR TORAH BY: D'VAR TORAH BY: RABBI DVORA E. WEISBERG
Leggere Tazria-M’tzora avendo vissuto gli anni del COVID rivela diverse cose. Cose che prima parevano incomprensibili (forse anche reprensibili) di colpo hanno senso.
Levitico 13 presenta dettagli strazianti per ciò che riguarda la diagnosi e la risposta a diverse malattie della pelle. Queste infestazioni, la cui causa è sconosciuta, rendono impuri gli esseri umani ed i rituali. Il sacerdote che esamina l’individuo che ne è afflitto non riesce ad identificare la causa della malattia, riesce solo a determinare se i sintomi necessitano l’isolamento dell’individuo dalla comunità. Certe volte, il sacerdote non riesce a determinare se i primi sintomi indicano una malattia contagiosa; in questo caso, una seconda visita potrebbe servire per confermare una diagnosi.
Se il sacerdote dichiara l’individuo impuro, succedono le seguenti cose:
“Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento.” (Lev. 13:45-46).
Chi non avrebbe compassione di questa persona? Viviamo in un periodo in cui il tossire, il sentire il cibo meno saporito del giorno precedente, o una febbre leggermente alta ci fa sentire incerti sul pensare se abbiamo un raffreddore, un’influenza stagionale, o se abbiamo contratto un virus terrificante. Immaginate la reazione ai sintomi descritta nel Tazria-M’tzora.
Nel periodo in cui chiunque incontriamo, indipendentemente da quanto sembrino sani, potrebbe essere la fonte di un contagio, immaginate la reazione di coloro che si trovavano nei pressi di una persona malata così come viene descritta nel Levitico. Considerate le restrizioni imposte a quella persona. Vestita in modo da indicare lutto, indossando una maschera sopra la bocca, camminando da sola, segnalando la propria condizione nel come appariva e come parlava. Queste persone erano costrette ad isolarsi, lontane da amici e parenti, durante ciò che doveva essere uno dei momenti più ansiosi e spaventosi della loro vita. Niente visitatori, nessuna parola di conforto dai propri cari, senza sapere cosa porterebbe il domani.
Ciò nonostante, la Torah offre speranza. Levitico 14 inizia così: “Questa è la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto dal sacerdote. Il sacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà; se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita, ordinerà che si prendano misure per il rito espiatorio” (Lev. 14:2-3). Questo rito non è una cura, un rito per bandire la malattia; viene fatto solo dopo che i sintomi fisici della malattia sono scomparsi. Permette alla persona che sta rientrando nella comunità di provare una catarsi, di liberarsi simbolicamente dal dolore e dalla paura della malattia. Il rito in sé potrebbe sembrare bizzarro: un uccello viene macellato ed il suo sangue viene mischiato a dell’acqua e poi spruzzato sulla persona guarita. Un secondo uccello viene poi liberato. L’individuo poi lava i propri vestiti e fa un bagno, ma deve rimanere fuori dalla propria casa per un’altra settimana. Poi, dopo un secondo bagno, l’individuo offre dei sacrifici e viene poi unto con sangue ed olio.
Tazria-M’tzora conferma ciò che abbiamo imparato negli ultimi anni: il funzionamento del corpo umano è meraviglioso e misterioso. Nonostante tutto quel che sappiamo in materia e con la conoscenza medica odierna, non riusciamo a spiegare perché certe persone si ammalino mentre altre no. Spesso, quando i nostri corpi funzionano diamo questo per scontato, siamo poi scioccati e costernati quando ciò non accade. Ci sentiamo traditi quando ci ammaliamo. Anche quando sappiamo la causa di una certa malattia, questa conoscenza non offre rassicurazione e non placa i nostri timori.
Gli scrittori della Torah ed i rabbini che la interpretarono nei primi secoli dell’era comune non avevano la conoscenza medica che abbiamo oggi. Le spiegazioni su come funziona il nostro corpo in base alla scienza moderna erano un mistero per loro. Il Talmud riconosce questo mistero sacro con parole che ora fanno parte della nostra liturgia mattutina: “Benedetto [sei Tu]… che hai creato gli esseri umani con saggezza, creandoli con aperture e canali. Tu sai che se una di queste si aprisse o si chiudesse [al momento sbagliato] sarebbe impossibile trovarsi dinanzi a Te” (Berakhot 60b). Nel Vayikra Rabbah, un commento sul verso iniziale di Tazria, le discussioni rabbiniche sulla gravidanza e la nascita riflettono il senso che la formazione ed il sostentamento del feto nel grembo sia qualcosa di miracoloso.
Ci si aspetta che ad una persona caschino le monete dal sacco se l’apertura del sacco è rivolta verso il basso. Ma quando il feto riposa nel ventre materno, il Santo lo protegge in modo che non esca e muoia… (Vayikra Rabbah 14:2)
Come riposa un bambino nel ventre materno? E’ avvolto come una tavoletta, la testa tra le ginocchia, le mani ai lati, i talloni contro le natiche, la bocca chiusa e l’ombelico aperto. Mangia e beve quando lo fa la madre ma non espelle nulla altrimenti ucciderebbe la madre. Quando viene al mondo, ciò che era chiuso si apre, e ciò che era aperto si chiude. (Vayikra Rabbah 14:8)
In un mondo misterioso, vi è soggezione e meraviglia quando il corpo funziona come dovrebbe, ma vi è anche timore. Tazria-M’tzora, con le sue discussioni sui fluidi corporei e sulle malattie della pelle, riflette sia la soggezione che il timore che evoca il corretto e scorretto funzionamento del corpo. I suoi rituali, per quanto possono apparire strani, permisero agli individui di registrare alti e bassi della propria esistenza fisica. Questi rituali segnavano il loro ritorno non solo alla salute ma alla vita in comune.
Leggere questa parashah dopo aver vissuto una pandemia ci ricorda di quanto la vita sia fragile e di come la malattia possa portare ad un senso di interruzione e di isolamento. Ci ricorda che i rituali, per quanto essi siano misteriosi come il funzionamento del corpo umano, possono dare conforto al termine della malattia. Le condizioni discusse in Tazria-M’tzora si riferiscono a manifestazioni fisiche, ma possono anche valere in un contesto sociale ed emotivo. I rituali descritti in questa parashah vengono fatti sul corpo della persona, ma sono fatti per agire sulla sua mente, per rassicurarla che è nuovamente integra.
Forse anche noi dovremmo pensare a come un rito possa aiutarci nella riprenderci da un peso fisico ed emotivo affrontato l’anno scorso.