Blog della URJ di questa settimana:
D'VAR TORAH BY: RABBI HILLY HABER
Nella Parshat Va-eira assistiamo alla propagazione del messaggio di libertà di Dio in tutto l’Egitto, messaggio che viene ignorato, disprezzato sia dagli israeliti che dagli egiziani. Assistiamo a come la persuasione morale, la resistenza pacifica, e la parola di Dio falliscano nel creare libertà e la fine dell’oppressione. Nella scia di questo fallimento, Dio invia 10 piaghe al faraone e agli egiziani, le cui prime 7 compaiono nella porzione di questa settimana. Come dobbiamo interpretare la divina violenza verso l’Egitto? Come possiamo comprendere e valutare la funzione delle azioni di Dio alla luce dei movimenti storici per la libertà e la liberazione?
In un discorso del 1843 intitolato, "Discorso Agli Schiavi Degli Stati Uniti” Henry Highland Garnet, un ministro abolizionista, oratore e scrittore nato in schiavitù, parlò ad un pubblico nazionale che si era trovato a Buffalo, New York. Nel suo discorso Garnet chiese ad un popolo schiavizzato di insorgere e di ribellarsi contro l’istituzione della schiavitù. Rompendo con abolizionisti sia neri che bianchi, i quali si affidavano ad una serie di tattiche di persuasione morale volte alla liberazione, Garnet rievocò eventi storici come la guerra rivoluzionaria e la rivolta haitiana come prova dell’efficacia di una resistenza armata nella lotta per la libertà. Anche se potente, la chiamata alle armi da parte di Garnet fu ascoltata solo più tardi dalla maggioranza dei suoi colleghi abolizionisti. Nel decennio seguente, secondo lo storico Kellie Carter Jackson, vi furono eventi quali il Fugitive Slave Act del 1850, l’espansione dello schiavismo ad Ovest, ed una serie di decisioni legali che portarono molti difensori di una resistenza pacifica ad abbracciare gli ideali di Garnet.
Questo momento storico pone diverse domande non solo sull’efficacia di una violenza extra legale per portare a un cambiamento, ma in modo più specifico sull’etica e la funzione della violenza. Quando Garnet chiama all’adunata i suoi fratelli e le sue sorelle, ancora schiavi, ad agire illegalmente verso coloro che li hanno schiavizzati legalmente, si evidenzia un rapporto corroborante tra violenza e legge. Nella sua tesi “Critique of Violence”, il filosofo Walter Benjamin etichetta il nesso tra violenza e legge come “violenza mitica”, che è in contrasto con ciò che chiama “violenza divina”.
"Violenza Mitica”, scrive Benjamin "è dominazione sanguinosa della vita per preservare la vita; la violenza divina è pure potere sulla vita volta al vivere.” La violenza mitica porta con sè tante vittime. Si affida a forme profonde di violenza, in modo da mantenere sicuro un sistema oppressivo. La violenza divina ha come obbiettivi sistemi e rapporti di potere. Ted Smith, un eticista, offre un esempio attuale:
La divina violenza del movimento per i diritti civili, ad esempio, ruppe il sistema di relazioni che sostenevano un tipo pernicioso di segregazione negli Stati Uniti. La rottura di quel sistema portò ad una rivoluzione morale che in sé non fece vittime. Ma venne accompagnata da…il sangue che sgorgò dai corpi di coloro che marciarono lungo l’Edmund Pettus Bridge nel 1965, il sangue che sgorgava per le strade di Newark nel1967, ed in molte altre occasioni. Potremmo offrire diverse valutazioni morali di questi eventi, ma nessuna di queste ha a che fare con la violenza divina. Detto questo, la violenza divina è profondamente legata a tutti questi eventi. Poiché questi eventi furono il risultato della rottura di un sistema di relazioni.
Nonostante la violenza divina non faccia vittime, presenta il costo di vite umane, che sono il risultato di una violenza mitica. E la sua funzione, come scrive Benjamin, è espiazione, riconciliazione e guarigione tramite l’esposizione e la distruzione di sistemi violenti ed oppressivi.
Tornando a Va-eira: Qual è il contesto e la funzione della violenza divina nella parshah di questa settimana? Come funziona e cosa ci dice della violenza in Egitto? Quando Mosè dice agli israeliti che Dio li redimerà dall’Egitto, gli israeliti non vogliono e non possono ascoltare le parole di Mosè. Sono incapaci di sentire, ci dice il testo, a causa del loro kotzer ruach (Esodo 6:9), una letterale mancanza di fiato. E’ come se le parole "Non riesco a respirare " echeggino in tutto l’Egitto.
E non sono solo gli israeliti a resistere al messaggio di libertà di Dio. Quando la parola di Dio fallisce nel portare la liberazione, Dio agisce. Dio trasforma le acque del Nilo in sangue (Exodus 7:17-22). Un commentatore nota che Dio scelse di fare ciò perché gli egiziani avevano buttato i figli d’Israele in quelle stesse acque (Midrash Mishnat Rabbi Eliezer 19). La prima piaga divina mostra che le mani degli egiziani erano insanguinate.
Nella parshah di settimana prossima, leggiamo della decima e ultima piaga : la morte di tutti i figli primogeniti egiziani. Il numero di morti di questa ultima piaga indica i modi in cui la violenza divina esiste al di fuori di una valutazione etica. L’eticista Ted Smith, chiarisce:
“Ciò che Walter Benjamin chiama 'violenza divina'—era sia al di sopra che al di sotto dell’etica come la consideriamo oggi. Quando i vecchi standard vengono distrutti e standard nuovi non sono ancora stati stabiliti, non è chiaro come si possa fare alcun tipo di valutazione etica. (Weird John Brown; Divine Violence and the Limits of Ethics).”
Oltre alle questioni di giusto o sbagliato, terminare le vite di tutti i primogeniti maschi egiziani (Exodus 11:5) non solo disgrega i rapport di potere e di successione egiziana ma mette in luce i sistemi che resero complici di oppressione tutti i figli egiziani (Mekhilta d'Rabbi Yishmael 12:29).
E’ impossibile leggere Parshat Va-eira senza considerare il nostro presente. Viviamo nella scia di una rivoluzione in corso iniziata dalle parole: “Non respiro.” Lo studio di Esodo non è un esercizio teorico; è un richiamo all’azione ed alla resistenza. Come ci ricorda l’abolizionista Henry Highland Garnett, "Che tipo di resistenza va fatta? Dovete decidere in base alle circostanze che vi circondano.”