beth shalom

Parashat Naso - Numbers 4:21−7:89 21 Maggio 2021

Riassunto : Viene fatto un censimento dei Gershoniti, Merariti, and Koatiti, di età compresa tra i trenta ed i cinquanta anni e vengono descritti i loro compiti nel tabernacolo. Dio parla con Mosè riguardo il da farsi per ciò che riguarda le persone ritualisticamente impure, i pentiti e i sospettati di adulterio. Viene spiegato cosa comporta un giuramento nazirita. Questo include l’astenersi dal consumare alcool e dal tagliarsi i capelli.  Dio spiega a Mosè come insegnare ad Aronne ed ai suoi figli la benedizione sacerdotale. Infine, Mosè consacra il santuario, e i capi tribù portano offerte. Mosè parla poi con Dio nella tenda del dell'incontro.

Lezione: "Non è colpa mia!”  Tutti lo abbiamo detto. Non è facile prendersi responsabilità quando sbagliamo.

Una delle mie fiabe preferite rafforza quanto sia difficile dire “Scusami”. La storia si chiama “La Parola Più Difficile” Alla ricerca della parola più difficile, un uccello gigante scopre una bambina che si rifiuta di dire “Buona notte” perché non le piace andare a letto. Più avanti l'uccello gigante scorge un bambino che non sa dire la parola “Spaghetti”. E’ troppo difficile. Dopo diversi tentativi, l'uccello riflette e si rende conto che la parola più difficile da dire è “Scusami”!

Questa storia ha valore sia per noi che per i bambini. Eppure, la nostra capacità di chiedere scusa è ciò che ci rende una società giusta.

Nella parashà di questa settimana leggiamo: quando un uomo o una donna commettono un errore verso un altro essere umano, e così facendo non mantengono la fede con l'Eterno, e si rendono conto della propria colpa, confesseranno il male che hanno commesso.

I nostri commentatori riconoscono che questa ingiunzione è molto simile ad una che avevamo incontrato diversi capitoli fa, nel Levitico. Cosa distingue questo enunciato da quello che lo aveva preceduto?

Secondo Rashi, una differenza si può trovare nelle parole “confesseranno il male che hanno commesso” che non compaiono nel Levitico. Rashi indica che secondo la nostra parashà, non possiamo pentirci senza aver confessato di aver sbagliato. Nel suo commento al Talmud, Rashi scrive che una persona non potrà mai pentirsi del tutto senza aver ammesso la propria colpa.

Quindi, quando quando facciamo del male, Rashi e la nostra parashà ci insegnano che giustizia può essere fatta solo quando la parte colpevole ammette la propria colpa pubblicamente. 

Nel nostro mondo vediamo individui, politici ed anche imprese, accusate di aver infranto la legge. Nessuno di questi sembra capace di pronunciare la parola più difficile, “Scusami”.  La confessione, ammettere la propria colpevolezza, chiedere scusa, sono tutti atti sacri. Può darsi che siano cose difficili da fare, ma rendono possibile il vivere con altri in una società.

Alla fine del racconto “La Parola Più Difficile”, l'uccello gigante riflette su eventi recenti e si ricorda quando, accidentalmente, cadde dal cielo e distrusse un orto vicino ad una sinagoga. Decide quindi di tornare alla scena del crimine portando un cesto di frutta e verdura dal suo giardino perché “Era ora di dire la parola più difficile”.

E’ tempo che anche noi, insieme ai politici e alle imprese impariamo a dire la parola più difficile.

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Parashat B'har - B'chukotai- Levitico 25:1-27:34 7 Maggio 2021

Riassunto : Nella nostra porzione, Dio parla con Mosè presso il Monte Sinai : "Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi darò, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore”. Apprendiamo anche che, se ci comportiamo bene, verremo ricompensati. “Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti”.

Lezione: C’è un libro bellissimo, scritto da Dr. Yosef Guri, intitolato Ascoltiamo Solo Buone Notizie : Benedizioni e Maledizioni Yiddish.  Non vi sorprenderà, ma vi sono ben 200 benedizioni Yiddish. Per contro vi sono 450 maledizioni. Impressionante!

Vorrei condividerne alcune con voi:

-         Che tu possa crescere come una cipolla, con la tua testa nella terra.

-         Che le tue ossa vengano rotte quanto i dieci comandamenti.

-         Che le anime di tutte le suocere di re Salomone ti facciano visita.

-         Che Dio ti scambi per il tuo peggiore nemico e ti maledica con tutte le maledizioni che hai augurato a lui.

Ahi! Più maledizioni che benedizioni. Ciò cosa dice di noi in quanto popolo ebraico?

Siamo giunti alla fine del Levitico. Molti rabbini tirano un sospiro di sollievo una volta che si chiude questo libro, dato che si concentra particolarmente su olocausti, secrezioni corporee e altre cose disgustose…e giusto per chiudere in bellezza, la porzione di Torah di questa settimana esplora la moltitudine di cose terribili che ci possono succedere se non prestiamo ascolto a Dio.

La nostra porzione di Torah questo Shabbat, Behukotai, ci dice letteralmente ciò che Dio vuole da noi. Come il libro di maledizioni Yiddish, vi è una maggioranza di maledizioni rispetto alle benedizioni in questa porzione di Torah.

Ecco le maledizioni : “manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno lacrimare gli occhi e vi consumeranno la vita. Volgerò il volto contro di voi e voi sarete sconfitti dai nemici; quelli che vi odiano vi opprimeranno e vi darete alla fuga, senza che alcuno vi insegua . Renderò il vostro cielo come ferro e la vostra terra come rame. Le vostre energie si consumeranno invano, poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti.”

E la lista prosegue. E’ abbastanza inquietante cosa ci succederà se non seguiamo la via di Dio e non seguiamo i suoi comandamenti.

Questa porzione di Torah riguarda la divina ricompensa. Ed è completamente l’opposto di ciò che crediamo da ebrei moderni. Ovvero che il testo della Torah dica che la punizione è il risultato di un peccato commesso da una o più persone. Detto meglio, brutte cose succedono a persone cattive. Belle cose succedono a persone buone. Quando cose brutte succedono a qualcuno, deve esserci un difetto per cui quella persona va punita. Ma noi sappiamo di persone terribili che sono alquanto fortunate e persone fantastiche che non sono altrettanto fortunate.

Vi è un altro modo per comprendere questa porzione di Torah. Nel cercare di comprendere i versi del Levitico tratti dalla porzione di questa settimana: “Ma se non mi ascolterete e se non metterete in pratica tutti questi comandamenti, se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni, non mettendo in pratica tutti i miei comandi e infrangendo la mia alleanza…” (Levitico (26:14-15)

Credo che la parola chiave sia “alleanza”. Infrangere l'alleanza è il problema. Quando i 10 comandamenti vengono infranti, questo è il problema per Dio. Quindi, se questi venissero infranti costantemente, cosa succederebbe?

Rabbi Uzi Weingarten scrive: “Quando la Torah dice che le persone si comportano in un modo che “infrange la mia alleanza”, sta descrivendo un collasso del comportamento etico e spirituale talmente elevato che i dieci comandamenti non vengono osservati. Immaginiamo cosa implicherebbe ciò. Uccisioni, adulteri, furti e spergiuri sarebbero consuetudine. La gente trama e connive in modo da poter portare via le cose agli altri o tramite la forza o tramite l'inganno o tramite falsa testimonianza. Il giorno settimanale del riposo, con le sue benedizioni di rilassamento e tempo con la famiglia e gli amici, viene abbandonato a favore di più shopping e lavoro. I genitori (ed altri insegnanti di valori) non vengono rispettati. Il nome di Dio viene utilizzato per sostenere le falsità. Insomma, una società in cui i valori etici e spirituali non esistono più”.

Weingarten prosegue: “Se mi venne chiesto cosa succederebbe ad una società del genere nel lungo termine, prevederei che finirebbe in rovina. Il crollo della giustizia risulterebbe in una perdita di fiducia e sicurezza. L'inseguimento della ricchezza come valore più alto porterebbe, oltre ad altre cose, al fallimento dei rapporti umani ed alla distruzione dell’ambiente. Il perdere un giorno di riposo e di rinnovamento spirituale aumenterebbe significativamente il livello dello stress. Presi insieme, questi fattori renderebbero le persone maggiormente suscettibili a malesseri emotivi e fisici.”

Questo è proprio come la Torah inizia la sua descrizione delle conseguenze all’infrangere l'alleanza con Dio.”  Parla di " terrore, consunzione e febbre, che vi faranno lacrimare gli occhi e vi consumeranno la vita.” (Levitico 26:16). Verissimo!

La cosa che personalmente immagino succederebbe è che una società del genere, indebolita dall’interno, sarebbe facile preda di minacce esterne. E’ così che sono collassate grandi potenze del passato. E la Torah prosegue:  “Seminerete invano il vostro seme: se lo mangeranno i vostri nemici”.

Quindi è come scegliamo di vivere la nostra vita che è fondamentale. Scegliamo quindi di seguire la via di Dio. Le maledizioni nella nostra porzione vanno comprese come conseguenze delle nostre azioni. Non sono punizioni inflitte da Dio, ma un monito che è il come viviamo a fare la differenza. Queste cose orribili succederanno se viviamo in una società priva di leggi e ingiusta.

Alla fine, l'alleanza con Dio rimane. Alla fine del verso leggiamo: “…quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigetterò e non mi stancherò di essi fino al punto d'annientarli del tutto e di rompere la mia alleanza con loro; poiché io sono il Signore loro Dio”.

E’ una promessa incondizionata, se non una benedizione. Nonostante molti abbiano cercato di distruggerci nel corso della storia, non hanno mai avuto successo. Siamo un popolo eterno protetto da Dio, amati da Dio, sempre e comunque. E questo anche quando ci allontaniamo dalla sua via a livello individuale o collettivo: non è mai troppo tardi per il Teshuvah, il ritorno sulla via di Dio.

Quindi, nonostante la pletora di maledizioni, possiamo sentirci rassicurati, perché ciò è davvero una benedizione.

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Parashat Emor: Levitico 21:1−24:23, 30 Aprile 2021

Riassunto : La nostra parashà di questa settimana ripete le leggi che regolano la vita ed i sacrifici fatti dai sacerdoti come già incontrato precedentemente. Viene poi menzionata una serie di momenti chiave nel calendario ebraico : Shabbat, Rosh Hashanah, Yom Kippur e le feste pellegrine di  Pesach, Shavuot, e Sukkot. Dio poi comanda agli israeliti di portare olio di oliva chiaro per accendere la menorah del santuario. Vengono anche indicati gli ingredienti e dove vanno posizionati i tozzi di pane per il santuario. Infine, troviamo le leggi che regolano la volgarità, l’assassinio e la mutilazione.

Lezione: I rabbini della nostra tradizione sentivano spesso il bisogno di reinterpretare leggi all'interno della Torah. Da questo impariamo che la legge ebraica cambia e cresce nel corso dei secoli.

Nella nostra porzione di questa settimana troviamo cosa fare per rispondere in una situazione in cui del male fisico viene arrecato a qualcuno. Tre volte nella Torah, e nuovamente in questa porzione, apprendiamo che “Se una persona uccide un altro essere umano, essa stessa verrà condannata a morte…una vita per una vita…frattura per frattura…occhio per occhio, dente per dente. Il male che ha arrecato verrà arrecato a lei”.

Nel corso delle generazioni gli interpreti hanno cercato di spiegare cosa volesse dire la Torah con queste leggi. Alcuni vedono la punizione come la “legge del deserto” praticata anche dopo che il nostro popolo si era stabilito nella terra promessa. Per altri commentatori tradizionali, “una vita per una vita” può essere vista come una forma assoluta della legge del taglione.

Ciò nonostante, molti commentatori sono in disaccordo con questa interpretazione della legge. Una lettura semplificata del testo vede questa “legge del taglione”, fondata sul principio che “la punizione deve pareggiare il crimine”. I nostri commentatori introducono un nuovo principio nel leggere questa legge:  il principio di una “legge dell'equivalenza.” Questa teoria fa sì che la parte lesa venga risarcita per i danni patiti invece di arrivare ad una vendetta. Se una persona perde un occhio, viene ripagato del valore di quell’occhio, se perde un dente a causa di una violenza, verrà ripagato per il valore equivalente di quel dente.

Come avvenne l'adozione di questa legge? I nostri commentatori si pongono la domanda “E se una persona perdesse solo parzialmente la vista, o il parziale uso di un arto? Come si può adottare questa legge, ovvero punire con lo stesso danno?” Perciò, i commentatori vedono il testo originale tratto dalla nostra porzione come un riferimento alla compensazione in denaro, piuttosto che con un danno fisico di pari misura. Questa interpretazione del testo originale della Torah diventa la comprensione comune con l'arrivo del Talmud.  Ibn Ezra e Maimonide sono entrambi d'accordo su questa interpretazione del testo.

Nehama Leibowitz, un commentatore moderno, va anche oltre quando propone che non dovremmo trattare il corpo come se fosse parte di una macchina, qualcosa che viene usato e poi buttato via. Ci ricorda che il corpo è un dono sacro di Dio e che non possiamo liberarci di arti, dato che il nostro corpo per intero appartiene a Dio. Perciò, nessuna persona ha il diritto di infliggere danni al corpo di un'altra persona. Quando la giustizia chiede un compenso per i danni arrecati al corpo di un altro, il compenso finanziario è l'unica via percorribile. Nehama scrive che “onorare il corpo vuol dire onorare Dio.”

Maimonide aggiunge un pezzo importante a questo puzzle, quando avverte che “nessun compenso è completo, nessun torto perdonato sinché quella persona che ha arrecato il danno non chieda alla vittima di perdonarlo e sia perdonata.” Egli va anche oltre dicendo “Non è permesso alla parte lesa di essere crudele e intransigente. Appena la parte colpevole ha cercato perdono…questa va perdonata.”

Nel corso delle generazioni i nostri commentatori hanno dimostrato grande coraggio. Erano disposti a prendere il testo originale della Torah e reinterpretarlo in modi nuovi e rivoluzionari. Questa abilità di interpretare e cambiare la comprensione di testi antichi è una delle strade che ha permesso all’ebraismo di rimanere un sistema di credo florido e a persistere anche oggi quale stile di vita.

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Parashat Acherei Mot – Kedoshim: Leviticus 16:1-20:27, 23 Aprile 2021

Riassunto :   La nostra parashà di questa settimana é doppia, alquanto insolita e ad essere sincero, non proprio piacevole. Il nostro testo si focalizza sulle impurità corporee. Nella nostra porzione, Dio descrive i riti di purificazione per una donna in seguito ad un parto. Dio poi procede a descrivere i metodi per la diagnosi ed il trattamento di diverse malattie della pelle, tra queste tzara’at (una malattia simile alla lebbra), e come purificare i vestiti. Vengono poi descritti i riti sacerdoteschi per curare lo tzara’at e quali riti adottare per purificare le abitazioni di chi soffre di questa malattia. La parashà descrive poi le impurità maschili risultanti da emissioni seminali. La parashà conclude con descrizioni delle impurità femminili causate da sanguinamenti.

 Lezione: Anche se la nostra porzione riguarda diverse tipologie di malattie, soprattutto malattie della pelle come la lebbra, o di problemi di muffa nelle case, i nostri commentatori, forse nel tentativo di evitare la vera materia presente in questa parashà, la trovano lezione interessante, nel mezzo delle descrizioni riguardanti malattie e riti curatori. I nostri commentatori vedono la lebbra come un segnale esterno di decomposizione interna. La malattia diventa un simbolo per la corruzione, l’immoralità e l’insensibilità. 

Come si chiama la nostra parashà?  Tazria-Metzora.  Ed i nostri commentatori giocano con questo nome-dalla parola Metzora ottengono Motzi-Shem-Ra –cambiando così il focus della parashà da Metzora – malattie della pelle e lebbra - a Motzi-Shem-Ra,  la calunnia.  Nel Talmud leggiamo: “Resh Lakish disse: Cosa implica la frase “Questa sarà la legge del lebbroso” (Metzora)?  “[Dovremmo interpretare che questa è la legge per il calunniatore” (motzi-shem-ra).   

Dalle malattie della pelle alla calunnia. Quanto sono brillanti i nostri commentatori?!! Quanto è importanto la loro lezione per noi oggi?!

Nel Midrash, i nostri commentatori rabbinici sottolineano il potere della calunnia quando dicono che “La lingua è una freccia appuntita…”: perché la lingua viene paragonata ad una freccia? Se un uomo alza la spada per uccidere un suo simile, quest'ultimo chiede pietà ed il potenziale uccisore cambia idea e rinfodera la spada. Ma una freccia non può essere richiamata una volta scagliata, anche se lo si desidera”.

I nostri commentatori continuano: “E così l’uomo malvagio uccide altri uomini con la sua lingua, proprio come una freccia. Come la vittima, non se ne rende conto finchè la freccia non lo raggiunge, così anche gli effetti della calunnia non vengono percepiti dalla vittima finché le frecce di un uomo malvagio non lo colpiscono.

Motzi-Shem-Ra – la calunnia– un problema evidente anche nella nostra società, dai nostri politici ai nostri vicini ed amici. La nostra società è afflitta dalla Metzora – non la malattia della pelle, ma la malattia della corruzione, immoralità, insensibilità e calunnia.

Vorrei condividere con voi una delle mie storie preferite. Un mercante errante arriva nella piazza di una città e cercando di vendere l’elisir della vita eterna! Riesce ad attrarre una grande folla, pronta a comprare il suo prodotto. Raccolta una certa somma di denaro, il mercante rivela dove si nasconde il segreto del suo elisir…nel libro dei salmi: “Desideri la vita? Tieni lontano la tua lingua dal male e le tue labbra dall’inganno”.

In una porzione di Torah piena di descrizioni spiacevoli della malattia, i nostri commentatori scoprono in maniera creativa una lezione importante. Secondo la Torah come possiamo combattere la malattia sociale nelle nostre vite? Secondo la Torah, come possiamo combattere la malattia della corruzione, dell’immoralità, dell'insensibilità e della calunnia?” Tieni lontano la tua lingua dal male e le tue labbra dall’inganno.”

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Parsahat Tazria – Metzora: Leviticus 12:1-15:33 - 16 aprile 2021

Riassunto :   La nostra parashà di questa settimana é doppia, alquanto insolita e ad essere sincero, non proprio piacevole. Il nostro testo si focalizza sulle impurità corporee. Nella nostra porzione, Dio descrive i riti di purificazione per una donna in seguito ad un parto. Dio poi procede a descrivere i metodi per la diagnosi ed il trattamento di diverse malattie della pelle, tra queste tzara’at (una malattia simile alla lebbra), e come purificare i vestiti. Vengono poi descritti i riti sacerdoteschi per curare lo tzara’at e quali riti adottare per purificare le abitazioni di chi soffre di questa malattia. La parashà descrive poi le impurità maschili risultanti da emissioni seminali. La parashà conclude con descrizioni delle impurità femminili causate da sanguinamenti.

 Lezione: Anche se la nostra porzione riguarda diverse tipologie di malattie, soprattutto malattie della pelle come la lebbra, o di problemi di muffa nelle case, i nostri commentatori, forse nel tentativo di evitare la vera materia presente in questa parashà, la trovano lezione interessante, nel mezzo delle descrizioni riguardanti malattie e riti curatori. I nostri commentatori vedono la lebbra come un segnale esterno di decomposizione interna. La malattia diventa un simbolo per la corruzione, l’immoralità e l’insensibilità. 

Come si chiama la nostra parashà?  Tazria-Metzora.  Ed i nostri commentatori giocano con questo nome-dalla parola Metzora ottengono Motzi-Shem-Ra –cambiando così il focus della parashà da Metzora – malattie della pelle e lebbra - a Motzi-Shem-Ra,  la calunnia.  Nel Talmud leggiamo: “Resh Lakish disse: Cosa implica la frase “Questa sarà la legge del lebbroso” (Metzora)?  “[Dovremmo interpretare che questa è la legge per il calunniatore” (motzi-shem-ra).   

Dalle malattie della pelle alla calunnia. Quanto sono brillanti i nostri commentatori?!! Quanto è importanto la loro lezione per noi oggi?!

Nel Midrash, i nostri commentatori rabbinici sottolineano il potere della calunnia quando dicono che “La lingua è una freccia appuntita…”: perché la lingua viene paragonata ad una freccia? Se un uomo alza la spada per uccidere un suo simile, quest'ultimo chiede pietà ed il potenziale uccisore cambia idea e rinfodera la spada. Ma una freccia non può essere richiamata una volta scagliata, anche se lo si desidera”.

I nostri commentatori continuano: “E così l’uomo malvagio uccide altri uomini con la sua lingua, proprio come una freccia. Come la vittima, non se ne rende conto finchè la freccia non lo raggiunge, così anche gli effetti della calunnia non vengono percepiti dalla vittima finché le frecce di un uomo malvagio non lo colpiscono.

Motzi-Shem-Ra – la calunnia– un problema evidente anche nella nostra società, dai nostri politici ai nostri vicini ed amici. La nostra società è afflitta dalla Metzora – non la malattia della pelle, ma la malattia della corruzione, immoralità, insensibilità e calunnia.

Vorrei condividere con voi una delle mie storie preferite. Un mercante errante arriva nella piazza di una città e cercando di vendere l’elisir della vita eterna! Riesce ad attrarre una grande folla, pronta a comprare il suo prodotto. Raccolta una certa somma di denaro, il mercante rivela dove si nasconde il segreto del suo elisir…nel libro dei salmi: “Desideri la vita? Tieni lontano la tua lingua dal male e le tue labbra dall’inganno”.

In una porzione di Torah piena di descrizioni spiacevoli della malattia, i nostri commentatori scoprono in maniera creativa una lezione importante. Secondo la Torah come possiamo combattere la malattia sociale nelle nostre vite? Secondo la Torah, come possiamo combattere la malattia della corruzione, dell’immoralità, dell'insensibilità e della calunnia?” Tieni lontano la tua lingua dal male e le tue labbra dall’inganno.”

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Parashat - Shemini Leviticus 9:1-11:47 - 9 aprile 2021

Riassunto :  Nella nostra porzione di questa settimana, Aronne ed i suoi figli seguono le istruzioni di Mosè sulle offerte sacrificali in modo che Dio possa perdonare il popolo. Due dei figli di Aronne, Nadab e Abihu, offrono "fuoco alieno" a Dio. Dio punisce i due sacerdoti uccidendoli istantaneamente. Dio proibisce a Mosè, ad Aronne ed i suoi figli sopravvissuti di compiangere Nadab e Abihu e lo stesso vale anche per il resto del popolo. Ai sacerdoti viene poi detto di non bere alcool prima di entrare nel sacro tabernacolo e vengono poi istruiti ulteriormente su come compiere sacrifici. Infine, vengono date molte delle leggi che riguardano il Kashrut che fanno distinguo fra animali, uccelli, pesci ed insetti puri ed impuri.

 Lezione : Due figli di Aronne morirono per aver portato “fuoco alieno” come offerta al santuario. Il testo della porzione di Torah è poco chiaro. Nel corso delle generazioni, i commentatori hanno cercato di meglio comprendere e spiegare cosa mai avessero fatto di male Nadab e Abihu.

Alcuni commentatori scrivono che i due fratelli vennero puniti non per l’atto di aver portato il fuoco sbagliato nel santuario. Invece vennero puniti per l’intento malizioso dietro l’atto. Secondo i nostri rabbini, i due fratelli erano troppo ambiziosi e volevano usurpare il potere di Mosè ed Aronne. Si palesarono nel santuario con le loro offerte nella speranza di impressionare il popolo a tal punto da ispirare una richiesta di cambio di comando. Piuttosto che presentarsi presso il santuario con un intento puro e sacro, si presentarono con invidia ed impazienza ed infine furono puniti per la loro arroganza, la loro sete di potere e di posizione. Il peccato per cui vennero puniti fu il fuoco dell'ambizione che bruciava dentro di loro.

Rashbam, un commentatore del dodicesimo secolo scrive di un motivo diverso per la punizione riservata ai fratelli e invece trova il loro errore in piena vista nel testo della Torah. “Ciascuno prese la propria padella per il fuoco, l’accesero… e offrirono a Dio, fuoco alieno, che Dio non aveva comandato loro di fare.” Il peccato dei fratelli fu che portarono fuoco, ciò che andava oltre a quanto era stato comandato loro di fare. Invece di seguire la legge, la interpretarono a modo loro. Evidentemente erano commossi dal rituale che Mosè ed Aronne avevano compiuto. Probabilmente nel loro entusiasmo e nella loro gioia, entrarono nel luogo sacro per bruciare incenso, qualcosa che non era stato comandato loro di fare.

La Torah non fa chiarezza su cosa sia “fuoco alieno”, e perciò non sappiamo esattamente perché i due fratelli morirono. Fu la loro ambizione ed arroganza che portò alla loro punizione, o fu lo zelo e l'entusiasmo della gioventù? In entrambi i casi ciò che è sicuro è il dolore arrecato ad Aronne nel vedere morire due suoi figli. Sentiamo la profondità della sua disperazione nel testo stesso quando leggiamo: ….ed Aronne rimase in silenzio. 

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor

Shabbat Parasha Noach - 1 Novembre

E il Signore disse a Noè “Costruisci un’Arca di legno di Gofer; falla a stanze, e spalmala di pece, di fuori e di dentro. E questa è la forma della quale tu la farai: la lunghezza di essa sia di trecento cubiti, e la larghezza di cinquanta cubiti, e l’altezza di trenta cubiti.

(Genesi 6:14-15)

In seguito a tutto ciò, il Signore chiamò nuovamente Noè dicendo: “Dov’è l’arca che ti ho ordinato di costruire?” E Noè rispose: “Perdonami, Signore, ma il mio appaltatore ha fatto confusione. La pece che mi hai comandato di utilizzare per impeciare l’arca di fuori e di dentro è stata consegnato all’indirizzo sbagliato, e il tipo che lavora al deposito di legname non sa cosa siano i cubiti. Sto cercando di fare del mio meglio.”

Il Signore si adirò e disse: “Così sia. E fai entrare nell’Arca una coppia di ogni animale per conservarli in vita teco, la terra è piena di violenza (hamas) ed io la distruggerò” (Genesi 6:11)

Ma così non fu. “Reboynah shel oylam, Signore dell’universo,” disse Noè “Ora i conducenti dei carri stanno scioperando. Gli uccelli di campagna si muovono solo a dozzine. Inoltre un gorilla maschio è impossibile da trovare, e credi sia facile trovare un idraulico durante il fine settimana? Signore, Signore, cosa posso fare?”

Il Signore non diede risposta, ma si pentì del suo piano di distruggere l’umanità. Gli esseri umani sembravano più che capaci di farlo da soli.

Non troverete questa storia nel Midrash, ma è comunque è una vecchia storia. Un racconto di frustrazione, irritazione ed esasperazione. Per tutte le cose che non vanno per il verso giusto, che vi fanno arrabbiare e che vi danno fastidio e provocano quel tipo di rabbia momentanea che non è tipica del vostro carattere. E’ una storia che racconta quegli eventi che portano allo stress che vengono dal vivere un’esistenza socialmente inter-connessa e inter-dipendente.

David mi ha raccontato la storia in cui lui si trovava dietro ad una signora in un emporio di alimentari. La signora stava urlando al cassiere, utilizzando un linguaggio scurrile e pieno di insulti. Quando David le chiese come mai si stesse comportando cosi, lei si scusò dicendo: “Ho prenotato un pranzo per 20 persone, e la persona che doveva aiutarmi non si è presentata”.

Nella porzione di Torah di questa settimana, Dio è preso dallo sconforto nei confronti del genere umano perché hanno riempito il mondo di hamas – solitamente questa parola viene tradotta come “mancanza di leggi”. Non sono in realtà sicuro che sappiamo esattamente cosa significhi hamas; ma, se Dio lo ritenne motivo per portare a termine l’esistenza umana, non era sicuramente qualcosa di buono. E’ interessante che nella porzione di Torah di settimana prossima, quando la moglie di Abramo, Sara, la matriarca, viene insultata dalla sua serva, Hagar, ella utilizzi la stessa parola per descrivere questa situazione quando ne parla con Abramo. “Hamasi, la mia hamas è causa tua.”(Genesi 16.5) Non credo che le due situazioni abbiano ugual peso o conseguenze. Ma cosi è. Quante volte sentiamo che certe situazioni fastidiose ed irritanti siano “la fine del mondo”.

Quando reagiamo spropositatamente alle piccole cose, ci viene facile ignorare la dignità altrui, e così facendo perdiamo la nostra al contempo. La frustrazione è, beh… frustrante; ma una persona può irritarsi e resistere alla tentazione di comportarsi in maniera disumana. Se abbastanza persone perdono la pazienza sarà la fine della vita civilizzata su questa terra, e lo sappiamo bene.

La mia amica Ellen ebbe a che fare con un inquilino alquanto difficile che aveva preso in affitto il suo appartamento. Costui tendeva ad esagerare nelle sue lamentele. Ce ne furono diverse di lamentele, e lui tendeva a comunicarle in maniera drammatica. In fine quando descrisse “disastroso” una decolorazione della boiacca delle piastrelle del bagno, Ellen mi disse, “E’ diventata una mia missione aiutare questo giovane nel distinguere fra tragedia e fastidio.”

Amici, ogni tanto dobbiamo riprenderci. Fare un respiro, rilassarci. Perché, proprio come il nostro agente di viaggio ci disse prima del nostro viaggio in India, “Non tutto andrà per il verso giusto". Perciò quando vi sentite sul punto di esplodere, quando una macchina vi taglia la strada nel traffico, oppure state aspettando quella consegna che vi era stata promessa settimane fa, fate un respiro. Contate fino a dieci. Non viviamo in Siria; e dopo tutto si tratta per la maggior parte di boiacca delle piastrelle.

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman

Shabbat Berashit 25 Ottobre, 2019

C’è un uomo nel Vermont che crea dei puzzle. Sono cose intricate e bellissime, fatte con ironia, con un senso artistico e con umorismo. Il mio preferito è quello che può essere assemblato in quattro maniere diverse, con tre di queste maniere che non possono essere completate. Non è possibile incastrare l’ultimo pezzo, e lo spazio lasciato nel mezzo del puzzle forma la sagoma di un diavolo. Può solo essere capito a fondo quando si sono messi assieme tutti i pezzi.

Lo stesso vale per le feste ebraiche autunnali. Giungono in modo rapido e tempestoso con la nuova luna del Tishrei, ognuna di esse rappresenta un pezzo necessario a comporre un puzzle finale. In altre parole, l’ebraismo è qualcosa che necessita di un assemblaggio.

In primis abbiamo Elul, il mese che precede Rosh Ha-shanah, un momento di preparativi e di analisi. Con l’arrivo del giorno del giudizio, ciò che abbiamo fatto viene giudicato. Shabbat Shuvah ci consiglia di riprendere la via della rettitudine e della benedizione. A Yom Kippur cerchiamo penitenza e perdono. Queste quattro feste rappresentano un’analisi introspettiva. Il nostro dovere spirituale è personale. Queste feste hanno una forte caratteristica di sobrietà e serietà.

Poi arriva Sukkot, la festa della gioia. Ora possiamo guardarci da fuori e ci vediamo nel contesto dell’universo, con un Dio così vasto che va oltre la nostra immaginazione e comprensione. Ci si posiziona all’interno dell’immensità del creato. Per questo il tetto della sukkah deve essere a cielo aperto. Ora, non tutto ruota attorno a noi. Ma appena iniziate a sentirvi insignificanti, giunge Simchat Torah, che ci insegna che il Dio infinito del creato si posizione in un rapporto intimo ed amorevole con voi e la vostra comunità. Simbolo e dimostrazione di questo è il rapporto con la Torà.

Perciò danziamo. Perché ora tutti i pezzi del puzzle vanno insieme. Tutto parla di noi ma non solo di noi. È qualcosa che fa riflettere ma è un emozione esilarante allo stesso tempo. Necessitiamo di tutti gli elementi-penitenza, introspezione, gioia, rapporto e contesto - per ottenere un quadro dell’ebraismo e di cosa rappresenta.

La Torà dice che colui che non osserva Yom Kippur si isola dalla gente. Forse è per questo che così tante persone si palesano alla fine del giorno della penitenza. Ma ciò che so per certo è che se perdete l’occasione di osservare e festeggiare tutte le feste, TUTTE, avrete un puzzle fatto a metà e quindi una visione incompleta per ciò che concerne quello che la vostra fede vuole farvi sapere di voi e della vostra comunità

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman

Shabbat Shoftim 6 Settembre, 2019

Rabbi Whiman’s Blog

Con questo Shabbat ci troviamo a metà del Deuteronomio. Parashat Shoftim inizia con l’ordine di scegliere giudici e magistrati per il nuovo territorio di appartenenza e continua con uno dei grandi passaggio dalla Torà: Giustizia, giustizia sarà ciò che perseguirete.

Tzedek, tzedek tirdof - Il fatto che la parola “giustizia” venga ripetuta due volte indica l’importanza che la Torà dà a questo concetto, mentre la scelta del verbo “perseguire” illustra quanto sia difficile mettere questo principio teorico in pratica.

La giustizia è complicata perché l’opposto della giustizia non è necessariamente ingiustizia- l’opposto valutativo in molti casi è il grado della pietà. Per far si che i giudici giudichino in maniera giusta devono bilanciare i gradi di entrambe.

I rabbini ci spiegano che i nomi principali di Dio-Adonai ed Elohim- indicano in alcuni casi che egli regna dal trono della pietà ed in altri dal trono della giustizia. Col giungere di Rosh Hashanah, e con esso dell’attesa del mondo per ciò che riguarda il giudizio di Dio, imploriamo il creatore di riconoscere entrambi i lati quando viene espresso il verdetto divino.

Vi é anche un Midrash che ci racconta che il nostro mondo non fu il primo. Il primo mondo creato da Dio si basava interamente sul concetto di giustizia. A tutti veniva dato ciò che meritavano. La vita era puramente giusta. Ma questo mondo si sfaldò rapidamente e la creazione risultò insostenibile. Quindi Dio ci provò di nuovo con un esercizio esclusivo di pietà. In questo caso, nessuno risultava colpevole. La gente veniva semplicemente compresa e perdonata per i propri misfatti: anche quest’ultimo risultò insostenibile. Conseguentemente Dio combinò i gradi di giustizia e pietà, ed il mondo che ne risultò, il nostro, è risultato essere sostenibile per gli ultimi 5780 anni.

Con l’avvicinarsi dell’anno nuovo e con la nostra conseguente preparazione del nostro annuale cheshbon hanefesh – la tradizionale valutazione dei nostri giorni e di ciò che abbiamo fatto nel corso dell’anno- ci viene chiesto di giudicare come abbiamo gestito il dono della vita a noi dato. Per poterci valutare in maniera giusta anche noi dobbiamo tenere conto di verità, responsabilità, colpe, comprensione, pietà e perdono. Questo perché nessuno può rimanere esposto solo alla crudele luce della giustizia. In modo che qualsiasi vita umana possa essere sostenibile, la giustizia e la pietà devono andare di pari passo.

Durante questa stagione ci sediamo a fianco di Dio nel giudicare il nostro vissuto. Dopo aver pronunciato un verdetto giusto e onesto, Dio ci incoraggia ad andare avanti. A fare meglio. A correggere i misfatti del cuore. A fare di questo mondo una benedizione.

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman