Riassunto : Viene fatto un censimento dei Gershoniti, Merariti, and Koatiti, di età compresa tra i trenta ed i cinquanta anni e vengono descritti i loro compiti nel tabernacolo. Dio parla con Mosè riguardo il da farsi per ciò che riguarda le persone ritualisticamente impure, i pentiti e i sospettati di adulterio. Viene spiegato cosa comporta un giuramento nazirita. Questo include l’astenersi dal consumare alcool e dal tagliarsi i capelli. Dio spiega a Mosè come insegnare ad Aronne ed ai suoi figli la benedizione sacerdotale. Infine, Mosè consacra il santuario, e i capi tribù portano offerte. Mosè parla poi con Dio nella tenda del dell'incontro.
Lezione: "Non è colpa mia!” Tutti lo abbiamo detto. Non è facile prendersi responsabilità quando sbagliamo.
Una delle mie fiabe preferite rafforza quanto sia difficile dire “Scusami”. La storia si chiama “La Parola Più Difficile” Alla ricerca della parola più difficile, un uccello gigante scopre una bambina che si rifiuta di dire “Buona notte” perché non le piace andare a letto. Più avanti l'uccello gigante scorge un bambino che non sa dire la parola “Spaghetti”. E’ troppo difficile. Dopo diversi tentativi, l'uccello riflette e si rende conto che la parola più difficile da dire è “Scusami”!
Questa storia ha valore sia per noi che per i bambini. Eppure, la nostra capacità di chiedere scusa è ciò che ci rende una società giusta.
Nella parashà di questa settimana leggiamo: quando un uomo o una donna commettono un errore verso un altro essere umano, e così facendo non mantengono la fede con l'Eterno, e si rendono conto della propria colpa, confesseranno il male che hanno commesso.
I nostri commentatori riconoscono che questa ingiunzione è molto simile ad una che avevamo incontrato diversi capitoli fa, nel Levitico. Cosa distingue questo enunciato da quello che lo aveva preceduto?
Secondo Rashi, una differenza si può trovare nelle parole “confesseranno il male che hanno commesso” che non compaiono nel Levitico. Rashi indica che secondo la nostra parashà, non possiamo pentirci senza aver confessato di aver sbagliato. Nel suo commento al Talmud, Rashi scrive che una persona non potrà mai pentirsi del tutto senza aver ammesso la propria colpa.
Quindi, quando quando facciamo del male, Rashi e la nostra parashà ci insegnano che giustizia può essere fatta solo quando la parte colpevole ammette la propria colpa pubblicamente.
Nel nostro mondo vediamo individui, politici ed anche imprese, accusate di aver infranto la legge. Nessuno di questi sembra capace di pronunciare la parola più difficile, “Scusami”. La confessione, ammettere la propria colpevolezza, chiedere scusa, sono tutti atti sacri. Può darsi che siano cose difficili da fare, ma rendono possibile il vivere con altri in una società.
Alla fine del racconto “La Parola Più Difficile”, l'uccello gigante riflette su eventi recenti e si ricorda quando, accidentalmente, cadde dal cielo e distrusse un orto vicino ad una sinagoga. Decide quindi di tornare alla scena del crimine portando un cesto di frutta e verdura dal suo giardino perché “Era ora di dire la parola più difficile”.
E’ tempo che anche noi, insieme ai politici e alle imprese impariamo a dire la parola più difficile.
Shabbat Shalom
Rabbi Donald Goor