Riassunto:
Nella nostra porzione di questa settimana, Dio ordina Mosè di dire agli israeliti che ogni settimo anno, la terra osserverà un Shabbat di completo riposo : non ci sarà né la semina né la potatura. Dopo quarantanove anni, verrà celebrato un anno di giubileo quando tutta la terra venduta durante quel periodo va restituita ai proprietari originali e gli schiavi vanno liberati. Dio poi ordina Mosè di dire agli israeliti di non creare idoli, di osservare lo Shabbat e di venerare il santuario dell’Eterno.
Insegnamento della Nostra Haftarah - Geremia 32:6-27:
La nostra porzione di Torah ci insegna l’importanza di mantenere la terra ancestrale da parte di una famiglia. Ci ordina che se un parente si trova in difficoltà finanziaria, un altro membro della famiglia dovrebbe aiutarlo, in modo che la sua famiglia possa mantenere la propria terra. Nella nostra haftarah, Geremia soddisfa questa legge in maniera simbolica e cosi facendo da speranza al popolo d’Israele disperato dall’attacco dei babilonesi.
L’aspetto più interessante della nostra haftarah si può trovare nel Israel Museum a Gerusalemme. Il verso 12 ci introduce ad un uomo di nome Baruch. Non capita spesso che nella Torah o nella Haftarah veniamo introdotti a personaggi per nome ed è ancora più infrequente che troviamo personaggi la cui esistenza può essere dimostrata tramite l’archeologia.
Nel Israel Museum possiamo trovare un timbro sigillo. Nell’antichità un documento veniva sigillato con un timbre sigillo in cera. In questo caso troviamo un sigillo con scritto: “proprietà di Berach-yahu ben Neri-yahu, lo scriba. Questo antico sigillo ci dimostra che lo scriba Baruch figlio di Neria è davvero esistito –questo è il nome esatto della persona descritta nella nostra haftarah.
Baruch e Geremia vissero durante un periodo storico in cui poche persone sapevano leggere e scrivere. Mentre profeti e sovrani erano probabilmente istruiti, erano sempre accompagnati da uno scriba, il cui compito era di trascrivere e custodire documenti. Questo era il ruolo di Baruch per Geremia.
Nel corso delle generazioni sono nate diverse leggende per ciò che riguarda Baruch. Era conosciuto per essere fedele e risoluto, il che lo rese molto amato dal popolo. Diversi libri meno conosciuti di allora raccontano di visioni e miracoli compiuti da Baruch. Mentre Geremia è il nome più conosciuto, è Baruch che è amato dal popolo. Ed è Baruch che incontriamo attraverso il suo sigillo quando visitiamo il Israel Museum.
L’aborto è legale secondo l’ebraismo? Questa è una domanda che si stanno ponendo molti in Italia e negli Stati Uniti. Sotto troverete un articolo scritto da Rabbi Mara Nathan di Beth-El a San Antonio nel Texas, una mia amica e collega.
Nonostante l’opinione trapelata dalla Corte Suprema (negli Stati Uniti) che riguarda Roe vs. Wade non sia sorprendente, è assai inquietante. Nonostante i reclami da parte dei Giudici Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barret che non avrebbero contestato precedenti stabiliti dalla Corte Suprema per ciò che concerne l’aborto, non vi è più alcun dubbio su cosa pensino della decisione presa nel 1970. Quindi, mentre attendiamo una decisione ufficiale, pare che la Corte cancellerà le protezioni federali per ciò che riguarda l’accesso ai servizi di aborto, dando il potere decisionale agli Stati.
Quale potrebbe essere la risposta ebraica a questa situazione?
Rivolgendosi ai fedeli, coloro che si oppongono all’aborto usano un linguaggio religioso e morale per rafforzare I loro argomenti. Eppure, come ho scritto in precedenza, l’ebraismo non vede l’aborto come un crimine. La nostra tradizione è chiara che finchè un bambino non nasce questi non è considerato un essere indipendente. La salute della madre ha priorità sul figlio nascituro. Questo punto di vista non è unico ai Reform ma è costante con altre branchie dell’ebraismo.
La (recente) porzione di Torah, Kedoshim, ci offre un modo per riflettere su questa dicotomia attraverso uno dei versi più famosi della Torah: “Non ti vendicherai e né serberai rancore verso i figli del tuo popolo ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono Adonai.” (Levitico 19:18).
Ramban (un saggio del tredicesimo secolo) ci spiega che: “Questo comandamento non va preso alla lettera, poiché non è possibile amare un altro sino a questo punto. Ecco allora che salvare la propria vita -come insegnerà la halacha – ha priorità sul salvare la vita di un altro. Non è scritto “Amerai il tuo prossimo – “reyacha”’ ma ’“L’reyacha---Amore verso il tuo prossimo…. Una persona dovrebbe cercare di mostrare l’amore senza rancore, come spera che sia per sé stesso.”
Nel contesto del dibattito sull’accesso all’aborto, cosa vuole dire “amerai il tuo prossimo come te stesso”?
Credo che Ramban stia enfatizzando l’importanza della cura di sé stessi ed il bisogno di empatia e rispetto per l’autonomia degli altri. Sostenere l’accesso all’aborto non è una scelta fatta per sé stessi ma perchè si sta proteggendo il diritto degli altri a prendere decisioni informate ed autonome per ciò che riguarda il proprio corpo e la propria vita.
Tutti gli esseri umani dovrebbe avere il diritto alla salute essenziale che, secondo la tradizione ebraica, dovrebbe includere l’accesso all’aborto sicuro e legale. Bisogna [dobbiamo] continuare a facilitare dibattiti sulla salute riproduttiva, sui diritti riproduttivi e sulla la giustizia riproduttiva in maniera proattiva. Amare il tuo prossimo come te stesso non significa che questi si comporti o creda nelle stesse cose in cui si crede, ma che questi vada protetto a livello di salute e di benessere. Ciò comporta la loro possibilità di prendere decisioni autonome per quello che riguarda il loro corpo.
Rabbi Mara Natha
Shabbat Shalom
Rabbi Donald Goor