Cari Amici,
Vi invito a leggere il Blog del Cantore Kent di questa settimana.Con l'augurio di una Gmar Chatima Tova per un anno spettacolare in materia e in spirito per voi e le vostre bellissime famiglie
Jonah: La fuga da noi stessi
(Durante Yom Kippur leggiamo il Libro di Jonah, tranne che quest’anno, data la natura abbreviata delle nostre funzioni su Zoom).
Mi piaceva tanto vivere a Los Angeles, dato che è una delle 3 città più “atletiche” del mondo. Il suo clima e geografia permettono di far lavorare i muscoli quasi ogni giorno dell’anno.
Fare surf la mattina, fare mountain bike nel pomeriggio.
Andare a sciare la mattina, fare vela la sera.
Forse uno degli sport più popolari a Los Angeles è la corsa. Potete vedere ovunque gente che corre. Nelle strade principali. Sulle passerelle che portano alla spiaggia, sui sentieri che portano ai monti di Santa Monica. Presso la mia vecchia congregazione, Temple Isaiah, c’erano diversi corridori, tra amatori e maratoneti. Anche se non siete corridori, vi vorrei presentare uno dei corridori più famosi all’interno della Bibbia : Jonah, la figura centrale del profetico libro che leggiamo durante il pomeriggio di Yom Kippur.
La storia di Jonah è quella di un’uomo che corre. A Jonah viene ordinato da Dio di avvisare il popolo di Nineveh che sarà distrutto, e cosa fa Jonah? Corre via. Invece di dirigersi verso Nineveh, Jonah sale su di una nave presso il porto di Jaffa che si sta dirigendo a Tarshish, alquanto lontana dalla destinazione ordinata da Dio. Non solo Jonah corre via, ma corre molto lontano nella direzione opposta. Jonah è cosi voglioso di fuggire da Dio e dal suo richiamo alla profezia, che, secondo un commentatore biblico, paga il biglietto per tutti gli altri passeggeri presenti sulla nave. Jonah è talmente determinato a fuggire da prendere il comando della nave.
Una volta sulla nave, Jonah crede di essere riuscito ad eludere la propria responsabilità nell’avvisare il popolo di Nineveh della sua prossima distruzione. Giunge quindi una tempesta ed i marinai credono che uno di loro sia colpevole di questa sfortuna. In seguito ad un voto, Jonah risulta essere la causa della tempesta e gli viene chiesto “Chi sei? “Perchè sei qui?” “Chi ti ha mandato?”
E Jonah risponde: “Sono un ebreo. Fui mandato da Dio, che creò il cielo e la terra.”
Anche in un momento di grande bisogno, Jonah sta ancora correndo, sta fuggendo da sé stesso, e non rivela mai il suo nome ai marinai.
Di conseguenza viene buttato in mare, nella speranza che la tempesta si quieti.
La parte in cui compare la balena è facile. Qui Jonah non può fuggire: non ci sono tapis roulants nella pancia di una balena. Ciò nonostante, dopo 3 giorni nel suo ventre, la balena sputa fuori Jonah e solo allora decide di recarsi a Nineveh.
Una volta arrivato, dice al re di Nineveh a tutti gli abitanti ed anche agli animali di indossare tele di sacco e di digiunare in modo da mostrare pentimento. Ma Jonah non vuole vedere i risultati di questo invito, e si mette di nuovo a correre verso il deserto. Jonah è un po’ il “Forrest Gump” della Bibbia.
Jonah fugge costantemente dalle sue responsabilità.
Scappa da Dio.
Scappa da Nineveh.
In sostanza Jonah sta scappando da sé stesso.
Quando ci troviamo durante Yom Kippur, anche noi siamo corridori. Come Jonah stiamo fuggendo: dalle nostre responsabilità,dai nostri rapporti, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, da ciò che è sacro e santificato.
Come Jonah stiamo spesso scappando da noi stessi.
Ciò nonostante non possiamo fuggire da noi stessi salendo su di una nave o andando nel deserto.
Yom Kippur ci ricorda che, invece di fuggire da noi stessi, dobbiamo prenderci del tempo per confrontarci con noi stessi, in modo da poter cambiare chi siamo.
Yom Kippur ci ricorda che ciò di cui abbiamo bisogno non è un cambiamento nello scenario, bensi un cambiamento dell’anima.
Questo è il vero significato di Yom Kippur: correre verso noi stessi, inziare a cambiare.
Quindi quest’anno, durante questo pomeriggio di Yom Kippur, promettiamo che questo sarà l’anno in cui smetteremo di fuggire. Forse questo sarà l’anno in cui porremo fine alla maratona che è la fuga da noi stessi, da Dio, dal prossimo.
Forse questo sarà l’anno in cui inizieremo a correre verso qualcosa.
Forse durante questo Yom Kippur inzieremo a correre verso la creazione di un mondo fatto di giustizia.
Che questo Yom Kippur possa vederci correre verso un mondo pieno di promesse.
Che questo Yom Kippur possa vederci correre verso una vita di santità.
Che questo Yom Kippur possa vederci cambiare direzione, e dirigerci verso noi stessi e verso il nostro Dio.
In preparazione per la mia prima maratona, mi venne detto: “La cosa più difficile del correre in una gara non è la gara stessa. No, e l’aver deciso di correre”.
E’ giunta l’ora di prendere la decisione di entrare in gara:
Allacciate le stringhe.
Siamo stati chiamati al punto di partenza...il cronometro è già partito.
Shabbat Shalom
Cantor Evan Kent