Sono cresciuto in una comunità ebraica reform nella parte orientale di Long Island. Sukkot era la festa dopo Rosh Hashana in cui finalmente davamo l’addio all’estate. Le temperature si abbassavano, giacche pesanti venivano tirate fuori dal loro sonno in naftalina, e le zanzariere venivano sostituite con le controfinestre. C’erano due sukkot nella sinagoga- una sul bimah e l’altra nel parcheggio della sinagoga. Entrambe erano decorate con flora locale: rami di pino, foglie d’acero e giunchi provenienti dalle sponde del Great South Bay. In quanto studente di una scuola religiosa, mi ricordo che entravamo nella sukkah, cantavamo canzoni e intonavamo le benedizioni, ma non mangiavamo né dormivamo dentro, faceva troppo freddo.
Quando mi trasferii a Los Angeles ed iniziai il mio ruolo di cantore presso il Temple Isaiah, Don ed io ci occupavamo della costruzione e decorazione della sukkah. La nostra casa si trovava su una collina con vista dell’intera valle di San Fernando e le montagne di Santa Monica fungevano da sfondo perfetto per la nostra struttura stagionale. Invitavamo i nostri amici ad aiutarci nel decorare ed ogni anno la sukkah aveva un tema diverso. Un anno fu il tema dei Super-eroi, un altro anno fu quello di famose donne ebree e nel 2001, poche settimane prima dell’attentato al World Trade Center, la sukkah venne decora di rosso,bianco e blu.
Sette anni dopo, Don ed io facemmo Aliyah a Gerusalemme e nel nostro container pieno di cose di casa, che viaggiò da Los Angeles ad Ashdod per poi arrivare a Gerusalemme , vi erano anche alcune delle nostre decorazioni di sukkah preferite : i lati di una sukkah dipinte con tanto amore da un nostro amico ed alcune decorazioni rimaste dalla nostra sukkah del 9/11. Quando ci mettemmo alla ricerca di un appartamento a Gerusalemme, speravamo sempre di trovarne una con uno spazio all’aperto per una sukkah : forse anche un balcone abbastanza grande da sostenere una sukkah che si poteva aprire alle stelle o anche un appartamento al piano terra con un giardino.
L’appartamento che comprammo non si trovava nè al piano terra nè aveva un balcone abbastanza grande per una sukkah—di conseguenza le decorazioni sono rimaste nel nostro machsan (ripostiglio) che si trova nella cantina dell’edificio. Ma ciò non ha interrotto la nostra celebrazione di Sukkot. Difatti, negli anni senza pandemia, siamo stati invitati presso le sukkot di amici. Anche se non possiamo costruirne una, causa i limiti di spazio, molti dei nostri vicini sono estremamente creativi nella loro gestione del vivere in un piccolo appartamento, nel rimanere fedeli alla regole tradizionali e nel costruire una sukkah.
Sembra che Gerusalemme ospiti una sukkah particolarmente unica: precarie sukkot a sbalzo si possono vedere sui lati dei palazzi. Queste sukkot sono dei miracoli di ingegneria: lati dei balconi vengono aperti ed abbassati, viene esteso un pavimento temporaneo, creando lo spazio per la costruzione di una sukkah. Non sono mai stato invitato a mangiare o a soggiornare in una di queste sukkot-e avrei paura a passare del tempo in una struttura che si trova sull’orlo di un edificio, mentre faccio finta di divertirmi nel recitare b’rachot o consumare un pasto. Nonostante la paura di essere un’ospite in una di queste sukkot, mi sento anche nervoso nel camminarci sotto. Pendono, senza sforzo, sui lati dei palazzi, non fanno parte né del terreno né del cielo. Nell’attraversare le strade, mantenendomi ad una certa distanza, riesco a sentire le voci di coloro che festeggiano in queste sukkot, completamente ignari della tenue natura dei cavi che li tengono sospesi a quaranta piedi da terra.
Ciò che è unico di queste sukkot è che si trovano sospese fra le due Gerusalemme di cui parlavano gli antichi rabbini; la Gerusalemme di sopra o Gerusalemme dei cieli (shel malah) e la Gerusalemme di terra o di sotto (shel matah). A Gerusalemme viviamo costantemente tra queste due. Vi è la Gerusalemme dei luoghi sacri e della gente sacra e la Gerusalemme in cui si cerca un posteggio mentre ci si trova in mezzo al traffico. Vi è la Gerusalemme di speranze, sogni e desideri spirituali e poi quella del conflitto politico, di battaglie religiose, di frontiere e di mura. Questo è il messaggio di Sukkot qui a Gerusalemme: la ricerca di uno spazio, del nostro luogo sacro, e del tentare di volare come angeli moderni sopra I lati degli edifici per qualche giorno, mentre volteggiamo tra il sacro ed il profano, il terreno ed il celeste, il reale e l’irreale.
Shabbat Shalom
Cantor Evan Kent