E’ adorabile vedere i bambini imparare a contare. Puoi vedere la frustrazione nei loro occhi mentre cercano di azzeccare ogni numero e puoi vedere la gioia nei loro volti quando arrivano a 10! Devo essere sincero, non sono bravo in matematica. Oltre al conteggio, mi trovo in difficoltà, eppure noi ebrei abbiamo il sacro obbligo di contare!
Dalla seconda sera di Pesach, iniziamo a contare l’Omer, un ricordo serale dell’arrivo di Shavuot – mancono solo 49 giorni. Ai tempi dell’antico tempio, l’Omer era un’offerta di orzo, che veniva data puntualmente fino al giorno di Shavuot. In seguito all distruzione del tempio, questa offerta è rappresentata dal conteggio-un’offerta fatta di parole.
Una spiegazione è che il conteggio mostra un diretto collegamento fra Pesach e Shavuot (il giorno sacro seguente in cui festeggiamo il dono della Torah presso il monte Sinai). L’esodo dall’Egitto ci donò la libertà in senso fisico, eppure fu solo l’inizio di un processo che ci avrebbe poi donato la libertà spirituale che avremmo trovato ai piedi del Sinai. Una seconda spiegazione è che la nuova nazione che lasciò l’Egitto aveva bisogno di imparare cosa volesse dire essere libera. Solo dopo aver ricevuto la Torah presso il Sinai, il popolo riuscì a comprendere che essere liberi significa un rapporto con Dio e una responsabilità.
La matematica è importante per gli ebrei, contiamo le 49 sere tra Pesach e Shavuot. Le nostre parole sono la nostra offerta. Contiamo le benedizioni della libertà, del rapporto con Dio e della responsabilità. Anche oggi, il nostro conteggio ci ricorda che siamo ancora in viaggio verso il Sinai, un viaggio che porterà alla santità.