13 Marzo: Shabbat Ki Tisa Esodo 30:11-34:35

Riassunto: Questa eccitante porzione di Torah inizia con un censimento degli Israeliti da parte di Mosè– raccogliendo mezzo shekel da ogni persona. Agli Israeliti viene poi chiesto di mantenere fede allo Shabbat in quanto simbolo del nostro patto con Dio. In seguito, il popolo chiede ad Aronne di forgiare un vitello d’oro; Mosè ritorna in cima al Sinai una seconda volta e torna radioso con una nuova serie di tavole. 

Lezione: Dopo essere stati liberati dalla schiavitù ed aver assistito al miracolo del Mar Rosso, si ribellano e forgiano un idolo. Perché? Cosa portò gli Israeliti a forgiare un vitello d’oro?

Nel proprio cuore, il popolo non aveva lasciato né l’Egitto né la schiavitù. Sono trascorsi quaranta giorni e quaranta notti da quando Mosè ha lasciato gli Israeliti per tornare in cima al Sinai. La gente si dispera. Più passa il tempo senza Mosé, più la disperazione s’insedia. Colti dal dubbio e dalla disperazione, la gente torna alle proprie radici d’idolatria e chiede ad Aronne di forgiare per loro un simbolo tangibile della presenza di Dio. Sappiamo cosa succede dopo…nasce il vitello d’oro. 

Senza Mosè, la gente diventa ansiosa. Nella terra d’Egitto, vi erano state molteplici manifestazioni di Dio. Può darsi che gli Israeliti vedessero Mosé come il loro collegamento fisico con Dio. Quando Mosé scomparve sulla montagna, la gente si mise alla ricerca di un rimpiazzo. La gente dubitava di poter mai sentire la presenza di Dio senza Mosé. Avevano torto. Non era Mosé a garantire la presenza di Dio tra di loro. Il popolo stava solo iniziando a comprendere che Dio è con noi sempre ed in ogni luogo. 

Troppo spesso sentiamo la mancanza di Dio nelle nostre vite. La natura intangibile di Dio rende difficile sentire la sua presenza in tempi di difficoltà o di disperazione. Può quindi darsi che il vitello d’oro fosse semplicemente una richiesta di una tangibile conferma dell’esistenza di Dio, nata dalla insicurezza di un popolo che si sentiva solo ed abbandonato.

Gli Israeliti non erano soli nel loro bisogno di conoscere un Dio intangibile. Anche Mosé soffriva, chiese di vedere Dio. Quest’ultimo cercò di soddisfare la richiesta di Mosé, anche se in modo parziale. A Mosé viene chiesto di nascondersi in un’insenatura nella roccia in modo che Dio potesse passargli davanti dando la possibilità a Mosé di vederlo di spalle. Questo evento avrebbe rafforzato la convinzione di Mosè di star compiendo il volere di Dio. 

Come gli Israeliti, anche noi spesso facciamo fatica a sentire la presenza di Dio nelle nostre vite. Quando ci apriamo alle benedizioni presenti nelle nostre vite e nel nostro mondo, quando apriamo i nostri cuori alla profondità delle emozioni, quando permettiamo alle nostre anime di farsi toccare dai miracoli quotidiani che ci circondano, ecco che lì possiamo avvertire, anche senza una manifestazione fisica, che la presenza di Dio è sempre vicina.

Shabbat Shalom