Parashat Yitro per Shabbat 14 Febbraio

Il titolo della porzione di Torah di questa settimana prende il nome da Jetro ("Yitro" in ebraico), il suocero di Mosé.

La porzione si apre con Jetro, il quale sta portando sua figlia (moglie di Mosé) ed i suoi due nipoti da Mosè nel deserto, in seguito all’esodo dall’Egitto da parte degli Israeliti. Mosè racconta loro tutte le cose meravigliose che sono accadute agli Israeliti dalla loro fuga. La risposta di Jetro è sotto forma di un ringraziamento a Dio ed un banchetto per Mosé, Aronne ed i veterani tra gli Israeliti. Jetro osserva mentre Mosè passa le sue giornate a risolvere dispute fra gli Israeliti e gli consiglia di non portare da solo questo fardello, ma di delegare ad altri la soluzione delle questioni meno difficili. 

Mosè accetta il consiglia. Jetro torna a casa e così ha inizio il capitolo successivo nella storia degli Israeliti: Sinai.

Con il sorgere della terza nuova luna in seguito all’Esodo dall’Egitto, gli Israeliti giungono nella terra selvaggia del Sinai e organizzano un accampamento ai piedi della montagna. Mosè, a nome di Dio, informa la gente che l’obbedienza degli insegnamenti di Dio farà di loro un “regno di sacerdoti ed una nazione sacra” agli occhi di Dio. (Esodo 19:6). 

Gli Israeliti accettano e cosi nasce una nazione. Tre giorni dopo in una nube di fuoco e fumo, Dio si manifesta al popolo e proclama i dieci comandamenti. Terrorizzati da questo evento, gli Israeliti chiedono a Mosè di intervenire e di parlare con Dio a nome loro da allora in poi. Dio comanda a Mosè di ricordare al popolo di averlo sentito parlare e, pertanto, di non adorare idoli.

Questa porzione della Torah è una di sei che porta il nome di una persona (Jetro) ed è l’unica porzione all’interno del libro dell’Esodo che ha questa caratteristica.

Leggere i dieci comandamenti o ascoltarli mentre li recitiamo in sinagoga di Shabbat ci porta indietro di migliaia di anni, ai tempi vissuti presso il monte Sinai. E proprio come Mosè, che condivise queste sacre parole con gli Israeliti così tante generazioni fa, ogni nuova generazione le riascolta con nuove orecchie. 

Ci auguriamo durante questo Shabbat Yitro che:

Come Mosè, ci possa essere sempre un messaggio di fede e di verità sulle nostre labbra. 

Che si possa noi essere benedetti con il coraggio di condurre altri sulla buona strada come fece Mosè.

Che si possa noi essere benedetti da una grande saggezza e una ferma fede come lo fu Mosè.

Che si possa noi essere come Aronne - ovvero dare sostegno a coloro che ci circondano che potrebbero avere bisogno della nostra guida e del nostro affetto. 

Che si possa essere come Aronne e parlare per coloro che non possono farlo.

Che si possa dare voce a coloro che sono stati zittiti per varie cause: dalla gravità della povertà, dal trovarsi senza una casa, dalla debolezza causata da una malattia o dalla fame. 

Che si possa essere noi come Miriam ed accogliere le benedizioni di tutti i giorni con una danza nell’anima ed una canzone sulle nostre labbra.

Shabbat Shalom

Cantor Evan Kent