Parasha della settimana: Noé:  Genesi 6:9-11:32 23 ottobre, 2020

Nella nostra porzione di questa settimana Dio decide di causare un diluvio, che distruggerà il mondo ma che risparmierà la famiglia di Noè e gli animali che quest’ultimo porterà con sé nell’arca. Dopo il diluvio la vita ricomincia.  Vengono enunciati i comandamenti fatti a Noè e Dio utilizza un arcobaleno come simbolo del primo patto tra lui e noi. La gente comincia a costruire una città e la torre di Babele. Dio disperde la gente e dà loro da parlare lingue diverse. Vengono enumerate le dieci generazioni da Noé ad Abramo.

Lezione:

Oltre alla storia del diluvio ed alla comparsa dell’arcobaleno abbiamo quella della torre di Babele. Il popolo decide di costruire una torre che si estenda sino al cielo. Nello scorgere la torre Dio decide di disperdere gli esseri umani nel mondo e di dare loro lingue diverse. La città dove tutto ciò ha luogo è Babele, che significa “confusa” o “mischiata” – una descrizione perfetta di tutta questa storia!

Nel leggere questa storia può darsi che ci si chieda: cosa c’era di male nel costruire una torre alta sino al cielo? Molti grattaceli di oggi sembrano voler raggiungere questo obbiettivo! Ed inoltre: “Non sarebbe stato meglio se i popoli del mondo avessero una lingua comune? Non migliorerebbe questo la comunicazione e non porterebbe a una maggiore cooperazione, e forse anche pace, tra i popoli?”

I rabbini si fanno domande simili e riflettono su cosa la gente di Babele abbia fatto di sbagliato.

Abravanel, un commentatore Spagnolo/Portoghese del quindicesimo secolo, spiegò che la gente di Babele non ebbe problemi finché non decise di costruire la torre. Da allora ci furono grandi litigi su ogni dettaglio… chi avrebbe cotto i mattoni, chi li avrebbe trasportati, chi li avrebbe messi assieme nella torre?

Tutti volevano un pò di merito. Il progetto portò a gelosie e poi a odio. Ci viene detto che ci furono grandi pianti quando un mattone cadeva o veniva perso, ma quando una persona cadeva dalla torre, morendo, veniva immediatamente rimpiazzato, senza pensarci due volte. Invece di costruire un edificio per il bene del popolo di Babele, la torre divenne una competizione per ottenere fama.

Uno studio moderno da parte di Beno Jacob, uno studioso del ventesimo secolo, propone che il fallimento della torre fu perché il popolo di Babele stava lavorando per l’obbiettivo sbagliato. Invece di utilizzare il proprio talento e le proprie ricchezze per migliorare la vita dei cittadini, creando case per i senzatetto, i malati e gli anziani, talento e ricchezze vennero utilizzati per costruire una torre, inseguendo la fama. Il grande errore fu quindi l’utilizzare la propria ricchezza seguendo superbia e vanità invece di utilizzarla per migliorare la qualità di vita della città.

Sforno, un famoso commentatore italiano del sedicesimo secolo, propone una teoria completamente diversa. Secondo lui il vero crimine fu il desiderio da parte dei costruttori di assicurare che ci fosse una sola religione per tutti, un punto di vista, una via politica di fare le cose. I costruttori avevano paura della diversità di opinione e di credo, in opposizione alla libertà di pensiero e di discussione. Di conseguenza, quando Dio vide che i costruttori della torre stavano distruggendo le libertà individuali fu necessario intervenire e disperdere gli esseri umani in tutto il mondo.

Continuiamo a costruire torri sempre più alte, eppure le domande su Babele riecheggiano anche per noi. Stiamo utilizzando le nostre ricchezze per il bene della società o per fama personale? Parliamo molte lingue, ma siamo aperti ad una diversità di pensiero e di discussione? Può darsi che Dio ci abbia salvati da noi stessi nel distruggere la torre, disperdendoci in tutto il mondo con cosi tante lingue! La storia della torre di Babele ci insegna a costruire per motive positivi e non per egoismo, ed a capire che le nostre differenze a livello di lingua, cultura e tradizioni possono portare ad un rafforzamento e a benedizioni per l’umanità.