Con questa porzione di Torah ci avviciniamo sempre più alla fine della lettura della pergamena. E poi, con Simchat Torah, leggeremo le ultime parole del Deuteronomio e cominceremo subito con le prime parole della Genesi. I discorsi e le raccommandazioni al popolo stanno diventando sempre più angoscianti ed emotivi. Nella porzione di Torah di questa settimana, Mosé si rivolge agli Israeliti con queste parole sacre:
“Vi trovate qui in piedi alla presenza di Dio in modo da poter fare un patto con lui e prestare giuramente insieme a lui, in modo che Dio possa tener fede alla promessa fatta ai vostri padri, Abramo, Isacco e Giacobbe. Non è solo con voi, ma anche con coloro che non sono presenti, Dio propone un patto, con cui presta giuramento.”
Solo da questo discorso impariamo tanto, a partire dalla prima parola. Nella frase iniziale: “Vi trovate qui in piedi …” La parola ebraica per stare in piedi è “nitzavim” (il titolo di questa porzione di Torah). La parola più comune in ebraico per significare “in piedi” è “omdim.” Quindi, qual’é la differenza? “Omdim” implica uno stare in piedi passivo, mentre “nitzavim” implica uno stare in piedi pronti ad agire. Nel caso degli Israeliti, essi si trovano sul confine d’Israele pronti a fare il loro ingresso nella terra promessa. Il loro stare in piedi in quanto nazione rappresenta un atto di solidarietà e di coraggio. Questo tipo di stare in piedi con convinzione, dedizione ed intenzione. Sono pronti ad agire.
Con l’avvicinarsi di Rosh HaShanah e Yom Kippur consiglio di alzarci in piedi ed usare il verbo “Nitzvaim.” Questo è il periodo dell’anno in cui siamo ancora più consci delle nostre vite, del bene che possiamo fare per gli altri e per la società, dei cambiamenti che possiamo fare sia a livello personale che di comunità. Perciò dobbiamo alzarci in piedi con l’intenzione e con il senso di voler agire. Durante questo periodo dell’anno in cui chiediamo il perdono degli altri e di Dio (teshuvah), dobbiamo fare ciò con dedizione ed intenzione. Il semplice stare in piedi non servirà a nulla.
Durante Rosh HaShanah e Yom Kippur, ci prepariamo ad un faccia a faccia con Dio, con noi stessi, con le nostre famiglie, con le nostre comunità. Che il nostro stare in piedi sia pieno di desiderio di agire e di intenzione. Che le nostre preghiere vadano oltre le parole. Che quest’anno le nostre preghiere significhino qualcosa.
Shabbat Shalom
Cantor Evan Kent