Shabbat B’har 24 Maggio, 2019

Durante il mio periodo in marina, il mio superiore era solito parlare de “l’uomo al piano di sopra.” Inizialmente, pensavo stesse parlando del capo ufficiale, il cui ufficio si trovava un piano sopra il nostro. Ma stava davvero parlando dell’UOMO AL PIANO DI SOPRA. Era il suo modo di parlare di Dio.

V’yedabayr Adonai el Moshe b’har. L’eterno parlò a Mosé dall’alto, dalla cima della montagna. Cosi inizia la porzione di Torah di questa settimana.

Finora nulla di insolito. Il libro di preghiere si riferisce a Dio come el ram v’nisah - Dio alto ed esaltato. Da sempre ci aspetteremmo che Dio ci parli dall’alto durante i momenti cruciali della vita, la nascita di un bambino, sulle sponde del Mar Rosso, attraverso tuoni e fulmini e i grandi fenomeni naturali del mondo.

E per quanto riguarda i momenti tranquilli? E quegli incontri apparentemente casuali? Cosa succede durante i momenti ordinari della vita? Dio ci parla mai dal basso? Veniamo contattati durante quei momenti della vita quotidiana?

Non é insolito esclamare, quando stiamo mangiando qualcosa di delizioso, frasi come “Dio, che buono” Ma se stessimo effettivamente dicendo “Grazie Dio per la benedizione di poter assaggiare qualcosa di così delizioso che non posso fare altro che paragonarlo a te.” Credo che questa fosse ciò che volevano dire i rabbini con la tradizionale berachah: boray p’re ha-adamah – Sii tu benedetto, Signore, nostro Dio, Padrone dell’universo che ci hai donato i frutti della terra.

Vivendo in Italia, ho scoperto che il cibo é di qualità e di un sapore tale che si possa davvero rimanere convinti che Dio ci stia parlando tramite un pomodoro. Il Salmista scrisse “Assaggia, e sappi che Dio é buono.” Quindi Dio ci sta forse parlando con ogni boccone di cui godiamo?

In Inglese, OMG (Oh My God, trad, O Mio Dio) viene utilizzato nella comunicazione elettronica per esprimere momenti di grande stupore o sorpresa. Ma se per caso fosse effettivamente vero che Dio ci parli durante la risoluzione di ogni problema o di ogni piccola scoperta, ciò renderebbe quei momenti di ‘aha’ e ‘wow’ – con annessi tutti i piaceri intellettuali, estetici e emotivi da loro derivati- una comunicazione divina. Credo che questo fosse l’intento dei Rabbini con le parole berachah, shechalak mikevodo, Benedetto é il Signore che condivide con noi la sua conoscenza tramite la creazione. E’ possibile che Dio ci stia parlando con ogni risposta o suggerimento che ci giungono apparentemente dal nulla?

Secondo la Bibbia, Dio parlò a Mosé in interi paragrafi. Ai profeti, Dio parlò tramite interi libri. Rabbi Abraham Joshua Heschel scrisse che oggi Dio ci parla una sillaba alla volta, tramite quei lenti dettagli della vita quotidiana. Ciò significherebbe che solo al termine della nostra vita possiamo mettere assieme tutto ciò che ci è stato detto e possiamo farlo leggendo il messaggio della nostra vita al contrario, ovvero riflettere su una vita fatta di piccoli momenti e di miracoli giornalieri.

Non riuscirei a spiegarvi come il mio GPS sappia dove mi trovo e nemmeno come riesca a farlo Dio con tutto il Creato, credo però che Rabbi Heschel avesse ragione. Quindi, prestate attenzione alla vostra vita e un giorno– come Mosé – forse potrete dire e Dio mi parlò, dicendo.

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman