Shabbat Miketz 27 Dicembre, 2019

La porzione di Torà di questa settimana deve il suo nome alla prima parola ebraica introduttiva della parashah: Miketz , “Alla fine”. La lettura di questa porzione coincide con la fine del nostro anno secolare e, se non erro, anche con la fine di un decennio.

Il testo comincia con le parole miketz shenatayim yamim, “alla fine di due anni”, il faraone fece una serie di sogni in cui vacche grasse divoravano vacche magre, e secche spighe di grano divoravano spighe di grano mature. Questi sogni erano delle premonizioni del futuro riservato alla terra d’Egitto ed un’ingiunzione velata affinchè qualcuno prendesse in mano la situazione per preparare il paese a un difficile periodo. Il fatto che questo sogno continuasse a ripetersi fu sicuramente indice di una imminente catastrofe.

Per ciò che concerne i nostri tempi ed il nostro mondo, ci troviamo davanti ad uno scenario in cui il pianeta potrebbe trovarsi in mezzo ad una crisi climatica. Non possiamo ignorare il risultato di ricerche scientifiche che hanno dimostrato il costante rapido scioglimento dei ghiacci polari. La probabilità di un conseguente aumento del livello dei mari insieme a temperature sempre più elevate, e connessi casi di siccità, metteranno una pressione insostenibile sul nostro mondo. La possibilità di un disastro di questa portata è sempre più verosimile.

E il faraone si svegliò. V’yikatz paro - la stessa radice da cui proviene il titolo della porzione. La stessa parola usata per descrivere il patriarca Giacobbe quando si svegliò e si rese conto che Dio era in quel luogo e di non averlo saputo.

“Svegliarsi” nell’inglese contemporaneo è anche un termine politico che si riferisce al rendersi conto di quali siano i problemi cardine da affrontare. Viene dal gergo afroamericano. In ebraico, i verbi derivano dalla radice ktz (mikketz and yikatz) che può significare “svegliarsi” o ”finire”. I risultati delle ricerche scientifiche per ciò che riguarda il riscaldamento della crosta terrestre equivalgano per noi a quelli che, per il faraone, furono i suoi sogni. Se non ci svegliamo ed affrontiamo i pericoli imminenti e facciamo il possibile per migliorare la situazione, potremmo davvero trovarci dinnanzi alla fine della vita su questo pianeta, così come la conosciamo.

Alla luce dell’interpretazione dei due sogni da parte di Giuseppe, il faraone dice: “Dove posso trovare una persona su questa terra con la stessa saggezza e perspicacia di lui?”. Dove, nel nostro mondo, possiamo trovare persone con la saggezza e la perspicacia necessarie a guidarci in questo momento di crisi imminente?

Mi spiace dover terminare l’anno secolare con una nota così deprimente, ma la mia speranza per l’anno prossimo è che il genere umano sia presente sul nostro pianeta per moltissimi anni a venire.

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman