Shabbat Mishpatim 1 Febbraio, 2019

Gli eschimesi hanno numerose parole per la nostra unica parola, “neve”, forse perché ne hanno così tanta. L’ebraico funziona allo stesso modo. Quando la Torà, ci indica di fare o non fare cose presenti in un elenco infinito, essa utilizza molteplici termini per la sola parola che utilizzeremmo noi, cioè “comandamento”.

La parte di questa settimana inizia così: “Queste sono le mishpatim,” queste sono le regole che a loro darai. L’ebraico distingue fra mishpatim (giudizi), edut (regole) e chukim (leggi). Le traduzioni sono inesatte, ma data la mancanza di sinonimi precisi in qualunque lingua, sembra che queste tre parole ebraiche si stiano riferendo a cose diverse.

I rabbini hanno questa spiegazione.

Mishpatim si riferisce alle leggi sociali, alle quali, anche se non fossero inserite nella Torà, la gente sarebbe arrivata da sola, semplicemente con il proprio raziocinio. (Non ruberai)

Edut, si riferisce a leggi che, se assenti nella Torà, non sarebbero forse state create dall’uomo; ma una volta stabilite, hanno il loro senso. (Riposare di Shabbat)

Chukim, invece, sono leggi che trascendono la nostra comprensione umana. (La giovenca rossa) In questo ultimo caso, sembra che i rabbini ci vogliano ricordare che spesso la ragione umana è sopravvalutata. 

L’ebraismo liberale ha senso. Nella nostra comprensione religiosa abbiamo anche racchiuso l’esercizio della ragione, insieme al riconoscimento e all’accettazione di scoperte scientifiche ed archeologiche, oltre ai nuovi approcci in filosofia, antropologia e studi biblici. Ma non si ha sempre a che fare con la ragione. Lasciamo un po’ di spazio anche al mistero.

Non abbiamo scoperto tutto. Come disse Shakespeare: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia.”

Durante il mio recente ritorno in America, ho officiato un matrimonio a Houston. In precedenza, avevo officiato il Bat Mitzvah della sposa, ed ancora prima, quando aveva solo 11 anni, durante il funerale di suo padre. Ovviamente, il ricordo di quel giorno triste e la mancanza di suo papà erano fortemente sentiti dai partecipanti al matrimonio. Appena iniziò la cerimonia, un unico enorme bocciolo di rosa cadde in terra dalla chuppah con un gran tonfo. La sposa lo considerò un segno che, in qualche modo misterioso, suo padre fosse lì con lei in quel momento. Chi può dire altrimenti? Ci sono più cose in cielo e in terra…

Noi persone moderne, secolari, ragionevoli e razionali faremmo bene a prestare attenzione a questi momenti apparentemente casuali che spesso interpretiamo come fortuiti, ma che in realtà si trovano al confine della nostra comprensione razionale. Può darsi che ci stiano offrendo un piccolo sguardo dietro la tenda di un regno ben più glorioso di ciò che il nostro pensiero possa concepire.

Shabbat Shalom

Rabbi Whiman