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Parashà – Shabbat Pesach: Esodo 14:30–15:21

Riassunto:

Con la conclusione della nostra celebrazione di Pesach, ci spostiamo dalla solita routine di porzioni settimanali per leggere una porzione speciale di Torah per questa festa. Questa porzione contiene una drammatica versione della divisione del Mar Rosso all'interno di una bellissima poesia conosciuta col nome de “La Canzone Del Mare.”  Scritta con grande emozione, questa poesia cerca di dare l'idea della potenza della “Mano potente di Dio”. Così potente sono le immagini descritte che i versi della poesia sono diventate parte del nostro Tefilah settimanale – Mi Chamocha. La poesia giunge al culmine al finale con la profetessa Miriam, che raccoglie il proprio tamburello e conduce la danze delle donne.

Lezione: 

Immaginate di essere stati liberati dalla schiavitù. Dopo secoli di oppressione, voi e il vostro popolo siete fuggiti verso l’ignoto nella speranza di una vita migliore. I vostri oppressori vi inseguono, sperando di riportarvi in schiavitù oppure di uccidervi. In quel momento in cui perdete ogni speranza, una via di fuga si apre davanti a voi, raggiungete la salvezza ed i vostri oppressori annegano. 

Ogni Pesach raccontiamo questa storia biblica ed immaginiamo che sia la nostra storia. Nel corso delle generazioni, i nostri commentatori hanno trovato lezioni importanti e bellissime in questo antico racconto.

La prima lezione che i nostri commentatori scoprono nella porzione di questa settimana è quella relativa ad un personaggio mitico di nome Nachshon ben Aminadav.  Nachshon fu liberato dall’Egitto insieme al resto degli israeliti. Marciò con loro verso la salvezza fino alle sponde del Mar Rosso.  Quando videro le acque dinanzi a loro temettero di finire annegati. E in quel momento di timore, si guardarono indietro e videro le armate del faraone in avvicinamento. Il popolo, con Mosè alla guida, rimase paralizzato, finché un uomo, Nachshon ben Aminadav, prese in mano la situazione. Sapeva di non avere scelta che andare avanti. Quindi s’incamminò nelle acque. Le acque salirono fino alle sue ginocchia, fino al suo petto, ma continuo a camminare. Poco dopo l'acqua era salita fino alle sue narici, eppure continuava a camminare. Fu precisamente in quel momento, quando non riusciva più a respirare che le acque si divisero, e Mosè e gli altri attraversarono in sicurezza. 

I nostri commentatori aggiungono questa storia mitologica alla nostra tradizione per insegnarci che non possiamo aspettare Dio per agire. No, la liberazione giunge solo ai coraggiosi. Il dono di Nachshon fu la capacità non solo di vedere l’opportunità del momento, ma di credere abbastanza di rischiare e camminare nell'acqua. Ci è stata lanciata la sfida ad essere come Nachshon, ovvero abbastanza coraggiosi da andare avanti. I primi passi sono i più difficili, ed i più necessari. Solo quando Nachshon compie quei primi passi ha davvero inizio la storia della redenzione del nostro popolo.

Dopo aver attraversato il Mar Rosso, gli israeliti cantarono le stesse parole che noi recitiamo ogni volta che recitiamo la preghiera Mi Chamocha , parole tratte dalla porzione di questa settimana. Cantano parole di festeggiamento nell’aver visto la potenza di Dio quando venne diviso il mare e gli egiziani annegarono. La seconda lezione che i nostri commentatori impartiscono da questa porzione ci ricorda che la felicità è difficile da celebrare nel nostro mondo, un mondo così pieno di tristezza. 

Il Talmud ci insegna che, nel vedere gli egiziani annegare, gli angeli erano pronti a cantare, quando Dio li tacitò dicendo loro: “Come osate cantare gioiosamente quando le mie creature stanno morendo?” Il Talmud ci insegna che la nostra felicità personale non dovrebbe mai farci dimenticare le sfortune altrui. Questa lezione gioca un ruolo importante nella nostra tradizione. Nel libro dei proverbi leggiamo: “Quando i malvagi periscono, si canta” ma più avanti ci viene ricordato: “Non gioire quando cade il tuo nemico.” 

Entrambe le midrashim, i racconti rabbinici, ci insegnano lezioni profonde nascoste nel nostro testo. Nachshon ci insegna che non possiamo aspettare che sia Dio ad agire. Ognuno di noi può essere come Nachshon e creare miracoli nel nostro mondo. Impariamo inoltre che nonostante i doni che ci vengono dati in vita, dobbiamo sempre ricordarci di coloro che stanno soffrendo. 

Due gemme nascoste in questa porzione speciale di Torah per il settimo giorno di Pesach.  Due gemme nascoste che aggiungono profondità, bellezza e potenza alle nostre vite. 

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor