Shabbat Shemot 18 Gennaio

17 Gennaio – Sh’mot – Esodo 1:1-Esodo 6:1

Riassunto: Con questo Shabbat iniziamo un nuovo libro della Torà. In questa porzione scopriamo che vi era un nuovo faraone in Egitto, che non sapeva di Giuseppe. Il nuovo faraone teme gli Israeliti e di conseguenza li schiavizza per costruire nuove città. Ordina l’uccisione di tutti i nascituri ebrei. In un atto di disobbedienza civile, due ostetriche si rifiutano. Nasce Mosè che viene messo in una cesta sul fiume. Viene trovato ed accolto nella famiglia reale. Crescendo, colpisce uno dei capisquadra addetti agli schiavi e lo uccide, portandolo a nascondere nel deserto. Vede poi un roveto ardente, ma che non viene consumato dalle fiamme. In quel momento incontra Dio e conosce l’essenza di Dio ma non il suo nome.  Dio chiede a Mosè di liberare gli Israeliti dalla schiavitù. 

Lezione: Presso il roveto ardente, Mosè incontra Dio e chiede quale sia il suo nome. Mosè disse a Dio : "Quando giungo presso gli Israeliti e dico loro ‘Il Dio dei vostri antenati mi ha mandato presso di voi'  e loro mi chiedono 'Qual è il suo nome?’ cosa posso rispondere loro?” Mosè è alla ricerca di un nome che possa descrivere il Dio che vuole liberare la sua gente. La risposta di Dio non è chiara:  "Ehyeh-Asher-Ehyeh" (Esodo 3:14). 

Proprio come Mosè,  che aveva dubbi sul conoscere Dio, anche noi abbiamo gli stessi dubbi.

Dio risponde con un nome inusuale : “Ehyeh-Asher-Ehyeh”. Cosa possiamo imparare su Dio dalla sua risposta? La risposta evasiva di Dio ci dà la possibilità di conoscere Dio a modo nostro. Il mio collega, Rabbi Peter Knobel, ci insegna:  "Sono ciò che vuoi che io sia. Sono ciò di cui hai bisogno. Non puoi conoscere la mia essenza ma avrai un rapporto con me, e racconterai storie sui tuoi incontri con me. Queste ultime non saranno completamente precise, perché io non sono un concetto ma una realtà complessa, che può essere provata ma non può essere definita o limitata dal linguaggio. Questo è ciò che sono e ciò che sarò”.

Spesso cerchiamo Dio e ci sembra di non avere un riscontro. Forse non è Dio che manca, ma siamo noi ad essere assenti. Può darsi che non siamo ancora pronti a raccogliere la sfida lanciata da Dio e dall’ebraismo: creare un mondo migliore. Sta a noi creare un rapporto tra il divino e l’essere umano tramite il tikkun olam, "creare un mondo migliore”. Dio non è assente. Dio sta semplicemente aspettando di essere invitato nel nostro mondo. 

Shabbat Shalom

Rabbi Goor