Shabbat Nitzavim 27 Settembre, 2019

Shehecheyanu V’keyamanu V’higianu La-zeman Ha-zeh. Che tu sia benedetto, signore Iddio che ci hai dato il dono della vita, che ci hai sostenuto e ci hai permesso di arrivare a questo giorno.

Questa é la berachah, la benedizione per nuovi inizi. E’ la benedizione che l’ebraismo ci invita ad usare per le “prime volte” nelle nostre vite. Quando mangiamo i primi frutti della nuova stagione. Quando indossiamo un vestito per la prima volta. Quindi é la benedizione perfetta per Rosh Hashanah.

Con l’inizio di un nuovo anno, è la vita a preoccuparci. Più volte durante questa stagione recitiamo la seguente preghiera : Zocreinu L’chayim – Ricordaci in vita, o Signore che ci allieti in vita e inseriscici nel libro della vita, o Dio della vita.

Il filosofo Ortega y Gasset una volta scrisse: “Quando nasciamo, siamo come sonnanbuli buttati sul palco.La vita poi diventa un problema che va continuamente risolto.” Nessuno di noi ha mai chiesto di nascere. La vita è qualcosa che capita indipendentemente da noi. Ma per un ebreo, la vita non é un problema. E’ un dono. E’ come vincere alla lotteria. E’ una benedizione che va festeggiata, valorizzata e apprezzata in pieno. Bisogna dire che questo modo di essere può non risultare facile da mantenere.

La vita si può anche manifestare con una serie di difficoltà e sfide. Woody Allen una volta scrisse che il suo grande rimpianto era non essere nato qualcun altro, e sospetto che questo sia un rimpianto che abbiamo avuto anche noi. Chi è quella persona che si trova completamente soddisfatta del proprio aspetto, corpo, conto in banca o QI? Vediamo cosa hanno gli altri, ciò che hanno realizzato, le loro fortune e anche noi ci troviamo in quella posizione di voler essere qualcun altro.

I rabbini chiedono, “Chi può essere considerato ricco?” La loro risposta: “Colui che é contento di ciò che ha”.

Secondo questa definizione, la persona più ricca che abbia mai conosciuto era un uomo di nome Bud Fisher. Nonostante avesse riscontrato dei problemi durante il corso della sua vita, Bud era felice. Felice da bambino per essere nato. Felice del suo nome di battesimo, che in realtà era Julius. Felice della sua famiglia, della sua città, della sua scuola. Era felice di lavorare nel campo alimentare. Felice di essere sposato e dei suoi figli. Felice di aver seguito la sua vocazione e le sue passioni. Verso la fine della sua vita, Bud soffri di una serie di attacchi di cuore che lo indebolirono, ma Bud continuò a stupire i medici, nel continuare a vivere. La sua spiegazione era questa : “Nella Torah, al principio, Dio vide tutto il creato ed era cosa buona. Beh io e Dio la vediamo allo stesso modo, ed entrambi vogliamo che io continui a vivere il più a lungo possible.”

Al principio, Dio osservò il creato e vide che era v’hinay tov m’ohd –cosa molto buona. Credo che questo sia come Dio si senta quando chiunque di noi nasce. Se solo riuscissimo a condividere la visione che Dio ha della nostra vita, probabilmente riusciremmo a toccare con mano i doni e le benedizioni che ci sono state date.

Si, la vita può essere piena di sfide ed è per questo che alziamo i calici e auguriamo ai nostri cari ed ai nostri amici un anno buono e dolce, e lo facciamo con le seguenti parole, L’chaim. L’chaim. Alla vita.

Shabbat Shalom e vi auguro un shanah tovah u’metukah

Rabbi Whiman