Shabbat Pekuday 8 Marzo, 2019

La Torà è un libro come nessun altro. Non segue le convenzioni narrative della tradizione occidentale. Le storie che ci racconta e i messaggi che ci lascia sono spesso sottovalutati.

La porzione di questa settimana, Pekuday, porta a termine il libro “Esodo” e racconta della consacrazione ufficiale del tabernacolo. I numerosi lavori necessari a costruire il mishkan vengono portati a termine. La Torà poi ci dice : E quando Mosé vide che la gente aveva portato a termine i propri compiti, come aveva comandato il Signore, li benedì.

È importante notare che la conclusione di “Esodo” riflette l’inizio di “Genesi”. La scelta di parole del secondo libro della Torà riecheggiano con le parole del primo. Rispetto alla creazione “(Anche) Dio vide che tutto era stato creato… e (anche) Dio benedisse.” I critici chiamano ‘intertestualità’ questo tipo di stile nella letteratura.

Quindi “Genesi” inizia con un atto di divina creazione e “Esodo” termina con un atto di creazione umana. Il punto è che il secondo può essere considerato sacro tanto quanto il primo.

Da quando Adamo ed Eva lasciarono il giardino dell’Eden, lavorare è stata una caratteristica comune degli esseri umani. “Dal sudore della tua fronte, otterrai il pane,” recita la Torà. Ma il lavoro che facciamo in questo mondo può essere una benedizione o una maledizione. Abbiamo la possibilità di nobilitare e migliorare il mondo tramite i lavori che facciamo e le cause che sosteniamo. I nostri sforzi possono rispecchiare i livelli morali ed etici più elevati che noi ebrei chiamiamo la via di Dio.

La porzione Pekuday non ci dice quali siano state le parole esatte della benedizione di Mosé nei confronti dei figli d’Israele. Secondo la tradizione rabbinica, Mosé pregò: Che sia il volere di Dio che la divina presenza rimanga nel lavoro compiuto dalle vostre mani.

Quando il lavoro compiuto dalle nostre mani promuove pace, comprensione, uguaglianza e giustizia, quando il lavoro compiuto dalle nostre mani aiuta a mostrare interesse verso i malati, gli anziani, i poveri, e verso chi è solo, allora si può dire che, come per il lavoro compiuto per costruire il tabernacolo, i nostri sforzi saranno degni di essere considerati una benedizione.

Shabbat shalom

Rabbi Whiman