All’alba dell’esodo dall’Egitto, Mosè parla con il suo popolo, non di libertà e della loro imminente liberazione dalla schiavitù ma di un tempo ben più distante nel futuro.
Nella porzione di questa settimana, la Torà ci dice per ben tre volte: «E quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significa per voi questo rito?”, risponderete: “Questo è il sacrificio della Pasqua in onore dell’Eterno, il quale passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colpì gli Egiziani e salvò le nostre case” (Esodo 12:25-27). E in quel giorno tu spiegherai la cosa a tuo figlio dicendo: “Si fa così, a motivo di quello che l’Eterno fece per me quando uscii dall’Egitto” (13:8). E quando, in avvenire, tuo figlio t’interrogherà dicendo: “Che significa questo?”, gli risponderai: “L’Eterno ci trasse fuori dall’Egitto, dalla casa della schiavitù, con mano potente” (13:14)». Questi passaggi dalla Parashat Bo ci sono familiari, dato che li troviamo durante il corso del seder di Pesach.
Inoltre, ogni festa e Shabbat inizia con un kiddush, che ci ricorda che i festeggiamenti durante quel giorno sono anche uno zechar y’tsirat mitsrayim, un ricordo dell’abbandono dell’Egitto. Di tutti gli eventi importanti nella storia ebraica, quindi, l’esodo risulta essere il più significativo.
Ma un evento risulta avere un significato nel tempo solo se viene ricordato e solo se la sua importanza viene riconosciuta. Questo potrebbe forse spiegarci perché Mosè non si preoccupa dell’esodo vero e proprio, ma del suo significato per le generazioni future. La Torà ci propone il raccontare storie come antidoto per l’amnesia.
Il New York Times recentemente ci ha raccontato della morte a 108 anni di Georges Loinger, un salvatore di bambini ebrei durante la guerra. Loinger, cresciuto in una famiglia religiosa, condusse centinaia di bambini ebrei dalla Francia occupata al sicuro nella neutrale Svizzera. Terminata la guerra, aiutò i sopravvissuti all’Olocausto a raggiungere il Mandato britannico della Palestina. Senza alcun dubbio Georges Loinger avrà sentito la storia dell’esodo raccontata più volte al tavolo di Pesach con la sua famiglia. La storia di Loinger è come quella di Mosè: a sua volta condusse la sua gente verso la salvezza e la libertà. Suo figlio ha raccontato che le ultime parole di suo padre sul letto di morte furono : “Personne ne pourra détruire la culture juive. Nessuno potrà mai distruggere la cultura ebraica”.
Questo rimane vero finché le storie - specialmente le storie come quella di Georges Loinger - continueranno ad essere perpetuate nel tempo, tramandate da una generazione all’altra.
Rabbi Jonathan Sachs scrive: “Almeno nell’Occidente, non vi è stata storia più influente dell’Esodo – il ricordo di come la Potenza Sovrana nell’universo intervenne nella storia per liberare i più impotenti, ed insieme ad un popolo fece un patto per creare una società che fosse l’opposto dell’Egitto, dove gli individui fossero rispettati in quanto creati ad immagine e somiglianza di Dio, dove un giorno su sette qualsiasi gerarchia di potere fosse sospesa e dove la dignità e la giustizia fossero accessibili a tutti”.
Shabbat Shalom.
Rabbi Whiman